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San Giorgio Martire onlus

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SOGNO E REALTÀ SULLA VIA DELLA BELLEZZA

Cinzia Tamburrello Con  ulteriore colpo d’ala  sembra virare al futuro l’associazione San Giorgio martire onlus  che mirando allo sviluppo e alla promozione del territorio, torna a sorprendere attraverso la produzione di manufatti.  Si tratta della riproduzione dei capitelli dalla scansione 3D, riproduzione alquanto fedele che non tralascia neppure le imperfezioni dei bassorilievi dovute al logorio della pietra. I manufatti sono stati realizzati da una macchina a controllo numerico e ad estrusione con  pietra di comiso in scala (cm 40×40×30) e dal peso di 60 kg. Una vera e propria idea imprenditoriale che emula il cosidetto “Realismo magico”, attribuito al grande  Brunello Cucinelli, uno giganti dell’imprenditoria italiana il quale in occasione della presentazione della sua biografia  al Mudec di Milano,  ha identificato i due fattori del successo, nella realtà del suo percorso di imprenditore e nella visione, quasi magica,  della vita e del futuro.  Un messaggio carico di speranza è dunque quello rivolto ai giovani «La cosa più importante è non avere paura. Non lasciatevi influenzare da chi sottolinea gli aspetti di difficoltà e incertezza che la vita riserva. È tutto vero, vivere è complicato…. non abbiate mai paura del futuro, vivete il presente con leggerezza e parlate e sognate a ruota libera. Fatelo soprattutto con i vostri amici e amori». Le parole di Cucinelli dense di carica esperienziale riecheggiano lo stesso invito a non avere paura  rivolto ai giovani da parte di papa Francesco e dei suoi due predecessori. Certo dalle parole di  Brunello Cucinelli giunge un altro messaggio fondamentale: «Sognare, immaginare, fantasticare, sono buoni punti di partenza. Poi però le energie – quelle tipiche della fase lavorativa della vita – vanno indirizzate, convogliate». Anche i messaggi sulla tecnologia e sul digitale sembrano particolarmente in linea con la vision dell’associazione San Giorgio martire onlus, la quale con uno sguardo al passato è tutta protesa al futuro per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale con ricadute sul welfare turistico e la creazione di opportunità occupazionali. «La tecnologia è una cosa fantastica….Conviene restare umani, custodire la riservatezza, preservare degli spazi di “non connessione”. Servono per stare con noi stessi e con gli altri, per parlare davvero con amici e parenti, per passeggiare in un bosco. Un’altra priorità che dobbiamo darci è quella di farci custodi della natura, del creato e di tutto ciò che di bello hanno fatto le persone che hanno abitato questo pianeta prima di noi». Ed è proprio all’essere custodi della bellezza che risponde il progetto: “San Giorgio martire e le sue pietre narrate attraverso le nuove tecnologie-il digitale a servizio della conoscenza e del dialogo con Dio” (http://www.sangiorgiomartireonlus.com) in un tendere all’ammodernamento delle tecniche per innalzare la fruibilità e l’accessibilità del patrimonio artistico, senza tralasciare di salvaguardare i messaggi altamente spirituali e fondativi dell’essere che la via pulchritudinis racchiude in sè.    © Riproduzione riservata

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MANUFATTI DI PIETRA PER LA CELEBRAZIONE DEL CREATO

Cinzia Tamburrello «Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». Il cantico delle creature è riecheggiato dalle parole di Papa Francesco a quelle dell’arcivescovo  della diocesi di Campobasso Bojano mons. Bregantini, che in occasione della  giornata del ringraziamento (11/11/18) svoltasi  nella sala museale di Petrella Tifernina, ha richiamato l’essenzialità del legame con la terra e le proprie radici per il successo delle attività imprenditoriali legate alla coltivazione del suolo, all’allevamento di bestiame e alla valorizzazione culturale e paesagistica del territorio. Gli interventi introdotti dal sindaco di Petrella Alessandro Amoroso,  hanno evidenziato le necessità di azioni di solidarità, sussidiaretà ed inclusione a sostegno della tutela e dello sviluppo del territorio. Temi questi trattati con chiari riferimenti al magistero della chiesa dagli autorevoli interventi dei relatori; il prof. Cacchione della pastorale del lavoro, la prof.ssa Fiorenza direttrice della scuola di formazione socio-politica “Toniolo”della diocesi di Campobasso Bojano, il prof. Maiorano docente Unimol di scienze e tecnologie agrarie alimentali, forestali e ambientali. Interessanti e pregni di tutto lo spessore dell’esperienza vissuta gli interventi dei produttori locali; il dott. Trucco che, trasferitosi da Genova a Petrella ha affrontato la sfida di dedicarsi all’apicoltura con risultati di eccellenza e il dott. Ruscitto Alessandro che ha portato sul mercato nazionale ed internazionale un’altra eccellenza petrellesse e molisana  rappresentata dal maiale casertano . E nel segno di una continua oscillazione tra passato e presente, nel suo guardare alla storia per vivere radicati nel presente ed aver uno slancio al futuro, si è collocato l’intervento di Virginio Marinelli. Il vice presidente dell’associazione S.Giorgio martire, ha ripercorso tutte le azioni messe in campo dall’associazione tra le più significative:  pubblicazione della rivista “Dai segni della storia al progetto per il futuro” a cura di Francesco Bozza del Dipartimento Culturale “Tiphernum” (2017) , master in architettuta, arti sacre e liturgia presso l’Università Europea di Roma (2014-15), pubblicazione  del catalogo “Pietre Vive” percorsi di arte e fede donata al papa S.S. Benedetto XVI (udienza generale a Castel Gandolfo  09 settembre 2012)  e al  papa S.S. Francesco (05 luglio 2014) ,  seminario di studio l’UNIER di Roma: “Conversi ad Dominum”(2014-2015),  convegno: “Il culto della sindone e i templari tra oriente ed occidente” a cura del Prof. Giulio Fanti sindonologo  dell’Università di Padova (2013),  pubblicazione de “Medioevo nel Molise – il cantiere della chiesa di San Giorgio martire a Petrella Tifernina” di Gandolfo Gianandrea Angelelli Pomarici – Gangemi Editore (2012). Da questo rapido excursus si approda al progetto più recente dal titolo “San Giorgio e il Romanico – Narrazioni dal nostro passato” , che collocato in un ambito tematico culturale ed artistico prevede la promozione del territorio, dell’artigianato artistico e tradizionale e del turismo religioso e culturale. Il progetto mira ad un percorso di valorizzazione della Chiesa San Giorgio Martire di Petrella Tifernina e di altre Chiese Romaniche Molisane come Santa Maria della Strada di Matrice e Santa Maria di Faifoli di Montagano tutte rientranti nell’Antica Diocesi di Limosano. Questa proposta culturale si basa sulle Innovative Tecnologie 3D, di Tour Virtuali oltre ad Applicazioni di Realtà Aumentata , tecnologie che potrebbero contribuire a trasformare l’esperienze turistiche religiose ed artistiche in fruizioni dinamiche, coinvolgenti, emozionali ed altamente suggestive oltre che potenti strumenti di comunicazione, informazione, intrattenimento.

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È un labirinto ‘Caerdroia’ il misterioso grafite della chiesa San Giorgio Martire

 IL LABIRINTO CHE NON DOVREBBE ESISTERE: IL”CAERDROIA” DI PETRELLA TIFERNINA (CB) IN MOLISE di Giancarlo Pavat Chi ha avuto modo di conoscermi, o ha seguito i miei lavori, saprà certamente che io intendo la “ricerca” come un lavoro di equipe, come un continuo confronto con altri ricercatori e appassionati, uno scambio di informazioni, curiosità, novità, a maggior ragione in un campo come quello delle ricerche sui labirinti, molti dei quali dimenticati dalla storia e dagli uomini e sperduti in siti e località fuori mano, poco note. Non basterebbe una intera umana esistenza per setacciare l’Italia al fine di scovare nuovi esemplari. Giocoforza, per poter avere un quadro il più possibile completo, non è possibile prescindere da una intensa opera e attività di condivisione. Ed è proprio in questo modo che un paio di anni fa venni a conoscenza dell’esistenza di un esemplare di labirinto rarissimo per il nostro Paese. Un Labirinto presente in una chiesa medievale del paese di Petrella Tifernina (CB) in Molise. Chiesa dedicata al cavaliere uccisore  di draghi per antonomasia: San Giorgio.     È stata la ricercatrice e scrittrice bergamasca Marisa Uberti a informarmi sulla scoperta di questo Labirinto ed a fare in modo che potessi mettermi in contatto con lo scopritore. Ovvero il giovane molisano Mario Ziccardi, studioso di Storia dell’Arte. “Petrella Tifernina è un centro abitato della provincia di Campobasso, dista dal capoluogo di regione circa 20 chilometri in direzione nord; il paese è situato nella media valle del fiume Biferno, a destra del corso d’acqua a circa 650 metri sul livello del mare. ll territorio di Petrella è attraversato da una fitta rete di percorsi viari che hanno reso questo centro uno snodo di un certo rilievo, inoltre non è lontano dai percorsi tratturali principali quali il Lucera-Casteldisangro e il Celano-Foggia”. Già da questa breve descrizione si intuisce come la località in cui si trova il Labirinto, fosse un punto di passaggio per viandanti, pastori, mercanti e, certamente pure, pellegrini. Il monumento principale di Petrella Tifernina è la chiesa di San Giorgio; vero e proprio gioiello artistico ed architettonico del Molise. Ma pure uno scrigno colmo di segreti e misteri. Basti pensare che secondo una accreditata leggenda locale, nel Medio Evo la chiesa avrebbe ospitato la Sacra Sindone prima che venisse portata in Francia. Non per nulla, nella navata sinistra è esposta una riproduzione a grandezza naturale del misterioso Sudario di Torino. “La chiesa fu edificata tra la fine del XII secolo e gli inizi del XIII secolo (e precisamente per volere del magister Epidius attorno al 1211) probabilmente su precedenti preesistenze (forse un antico luogo di culto sannita) ed è un pregevole esempio di architettura romanica che trova nell’edificio particolari e inedite caratteristiche che contraddistinguono la sua unicità in un contesto rurale come storicamente appariva quello molisano” spiega Ziccardi “L’edificio cultuale ha pianta parallelepipeda con tre navate absidate, il presbiterio rialzato come la sagrestia voltata a crociera accessibile dall’abside della navata di sinistra” Secondo l’architetto Calvani, direttore dei lavori di restauro del 1959, la zona absidale sarebbe stata costruita sulle strutture di un precedente edificio, impropriamente chiamato cripta di San Giorgio, conservandone anche l’orientamento originario. “Le particolarità all’interno della chiesa sono molteplici: la particolare forma della planimetria è inusuale nelle chiese in stile romanico”. Le tre navate sono separate da robusti pilastri di pietra, uniti tra loro da archi a tutto sesto; elementi disposti secondo un ordine asimmetrico. Certamente consapevolmente e deliberatamente cercato e voluto, il cui motivo, però ci sfugge. Quando nell’ottobre del 2015, dopo numerosi rinvii per svariati motivi ed impedimenti, sono riuscito a visitare la chiesa di San Giorgio, assieme all’amico Gaetano Colella (uno dei curatori di questo sito, nonché membro del “Mistery Team”) e ad Mario Ziccardi (che ringrazio per averci fatto da guida in quella splendida domenica d’ottobre), sono rimasto davvero colpito dalla cifra iconografica dei vari bassorilievi, sia interni che esterni, dell’edifico sacro. E mi riprometto di dedicarmi quanto prima ad uno studio approfondito dei messaggi nascosti che certamente veicolano. Vi sono infatti “Fiori della Vita”, Nodi di Salomone cruciformi, trisceli, doppie spirali, esseri zoo ed antropomorfi, creature fantastiche e mostruose, come la sirena bicaudata o grifoni. E ancora, Adamo ed Eva assieme al Serpente tentatore, protome bovine, i pavoni che si abbeverano alla Coppa della Vita. In pratica la chiesa di San Giorgio si presenta come una sorta di summa dei simboli dell’arte romanica; vi ritroviamo tutto il repertorio che l’arte sacra dell’Alto Medio Evo attinse dai miti e dalla simbologia pagana. E tra tutti questi simboli non poteva mancare quello del Labirinto. Si trova sul primo pilastro a sinistra per chi entra dall’ingresso principale, quello su largo canonico Fede. “Tra i tanti simboli riconoscibili all’interno dell’edificio sacro, il labirinto è quello che è passato più inosservato: è inciso sulla prima colonna a sinistra ad una altezza di circa un metro e mezzo dal pavimento, ha dimensioni di circa quarantaquattro centimetri di larghezza e trentacinque centimetri di altezza” sottolinea Ziccardi. Ma il Labirinto di Petrella Tifernina non è come tutti gli altri esemplari sparsi in giro per l’Italia. Costituisce un vero e proprio unicum. Infatti, al momento è l’unico esemplare noto nel nostro Paese riconducibile alla tipologia chiamata “Caerdroia”. Con questo termine vengono indicati in Inghilterra, e soprattutto nel Galles, dei particolari labirinti unicursali spiraliformi, riconducibili comunque alla tipologia “classica” ma caratterizzati dal fatto che alcuni tratti dei corridoi sono rettilinei. Lo evidenzia anche Ziccardi “La particolarità più interessante è la parte inferiore rettilinea, caratteristica propria di questa tipologia di labirinto”. Ma che cosa significa “Caerdroia”? Il nome potrebbe derivare dal gaelico “Cairn”, “carn”. Termine con cui si indica un cumulo di pietre posto a ricordo di qualche evento o personaggio, e contiene la radice celtica “car” o “kar”, riferito a pietra. Da cui, come ho spiegato nel libro “Fino all’ultimo Labirinto”, “i nomi di regioni italiane ed europee, rocciose o con aspri rilievi, che hanno visto una presenza celtica o di popolazioni ad essa affini prima della conquista romana. Come il “Carso” (il brullo altipiano alle spalle di Trieste), “Karst” in tedesco, “Kras” in slavo; oppure “Carnia” (“Cjargne” in friulano, la regione montuosa del Friuli-Venezia Giulia) o ancora la regione austriaca della “Carinzia”, “Kärnten” in tedesco; o la “Carniola”, “Krain” in tedesco, il nome medievale dell’attuale Repubblica di Slovenia. Mentre “Droia” sarebbe semplicemente la corruzione, appunto, del nome “Troja”. Quindi “Città di pietra” o “con le mura di pietra”. E

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