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San Giorgio Martire onlus

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Documentare il passato per valorizzare il presente

di Cinzia Tamburrello “Domenica scorsa la mia prima volta in Molise. Ho visitato la chiesa di San Giorgio martire di Petrella Tifernina, un monumento notevole, con un ricco apparato simbolico. Entrando un’antica lapide sulla prima colonna di destra da delle informazioni interessanti all’ignaro visitatore. La chiesa e l’altare principale furono consacrati a Dio e a San Giorgio martire il 21 ottobre 1721 dal vescovo Francesco, di Telese. La lapide riporta anche la notizia secondo cui il vescovo, su richiesta dell’arciprete Nicola, trasferì la ricorrenza annuale della consacrazione alla seconda domenica di novembre, concedendo in perpetuo un’indulgenza di quaranta giorni. L’impianto della chiesa pero’ sembra medievale. La chiesa contiene molte altre cose interessanti, da studiare…” Sono le parole del prof. Spagnuolo in visita nella chiesa san Giorgio martire a Petrella il giorno 25 novembre, che durante il suo sopralluogo,  si è soffermato su uno dei documenti più eloquenti della storia della chiesa S.Giorgio martire dato dall’iscrizione latina: MDCCXXI DIE XXI OCTOBRIS HANC ECCLESIAM CUM EIUS PRINCIPE ARA DEO ET S.GEORGIO MARTYRI SOLEMNITER CONSECRAVIT FRANCISCUS EPISCOPUS THELESINUS VISITATOR ET OMNIBUS CHRISTIFIDELIBUS EAM VISITANTIBUS DOMINICA SECUNDA NOVEMBRIS IN QUAM TRANSTULIT ANNIVERSARIUM CONSECRATIONIS QUADRAGINTA INDULGENTIARUM DIES PERPETUO CONCESSIT PETENTE NICOLAO ARCHIPRESBITERO CANAVINA. L’ipotesi più probabile è quella secondo la quale si tratterebbe di una consacrazione a seguito di interruzione al culto a causa di un terremoto, o per lavori di ristrutturazione. È ancora una volta un incontro fortuito a riportare alla ribalta un altro tassello della storia del monumento di arte romanica chiesa “San Giorgio martire” a Petrella Tifernina. Si tratta di un incontro avvenuto questa estate durante la visita a Rocca San Felice, il borgo incantato e quasi ovattato dalla foschia di mezza sera, sormontato dai resti della rocca,  una festa medievale con musici, giocolieri e botteghe, la cornice dell’incontro col prof. Spagnuolo studioso di storia e autore di numerose pubblicazioni. Giro di presentazione, scambio di battute e l’invito a visitare la chiesa di San Giorgio martire ha suscitato subito interesse e curiosità nel prof. che è venuto a visitarci. L’interesse iniziale ha trovato una valida conferma e ha consentito di portare alla luce un altro frammento di storia,  infatti con vivace accento partenopeo il prof. di fronte alla lapide posta sulla prima colonna  di destra (entrando) ha affermato: “questo è un documento”, per ribadire successivamente che addirittura sono poche le chiese così ben documentate, riservandosi di tornare a Petrella per altri sopra luoghi anche nella cripta. L’attenzione è ricaduta anche sull’iscrizione della lunetta del portale  principale, che il prof. si è ripromesso di voler decodificare abrasioni del tempo permettendo. Mentre aspettiamo che un’altra pagina di storia si scriva sulla chiesa S. Giorgio martire, non resta che rallegrarsi per l’entusiasmo e la curiositas nonchè per l’attaccamento al patrimonio storico culturale ed artistico , che in questa come in altre circostanze si è mostrato vincente. È il caso del Crocifisso ligneo venerato nella Chiesa “San Giorgio martire” a Petrella Tifernina, e restituito al suo valore artistico nel 2017 dalla maestria dei Restauratori senza frontiere. Ancora una volta esemplare prassi di recupero e valorizzazione del patrimonio che nasce dal basso; in questo caso i parrocchiani mossi dalla volontà di prevenire il degrado del manufatto dovuto all’usura del tempo, si sono attivati per ottenerne il restauro. Così in maniera fortuita, si è restituita tutta la bellezza al Crocifisso, le cui fattezze seguono canoni biblici ben precisi, come evidenziato dalla lettura iconologia del sac. Don Nicola Mattia, e oltre ad esprimere la bellezza ne rivelano il  pregio artistico. Cosa veramente mirabile è che nel tentativo di recuperare e valorizzare la storia del passato, si sta scrivendo anche la storia contemporanea  ampiamente documentata dai moderni e sicuramente più diffusivi mezzi della comunicazione, da ultima l’intervista di Alessandra Morelli dei restauratori Senza Frontiere, che ha portato il Crocifisso Ligneo di  Petrella Tifernina  alla ribalta nazionale del TG di RAI 1 .

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MARIA icona dell’ attesa tra storia ed attualità

di Cinzia Tamburrello   “È lì presente una Vergine e madre: non di uno qualunque, ma di Dio”sono le parole di Ambrogio Autperto in uno dei sermoni dedicati a Maria. Eletto abate nel 777, Autperto è considerato il “primo dei grandi mariologi” della cristianità occidentale (Benedetto XVI, Udienza Generale 22 APRILE 2009). La mariologia occidentale dell’abate volturnense si  è incontrata con la tradizione liturgica orientale in un omaggio ecumenico alla Virgo et Mater del 1 dicembre. Il concerto del coro “Russia cristiana” ha dato  inizio al tempo di Avvento presso la storica abbazia di San Vincenzo al Volturno, con l’Esaltazione di Maria,  che con il suo sì incondizionato, partecipa in maniera intima e materna alla vicenda storica di Gesù. Ancora una volta sorprende la vision dell’associazione San Giorgio martire onlus e del centro Studi Tiphernum che, perfettamente in linea con questa sensibilità storica cultura e spirituale, ha riproposto dal  2016 nella monumentale chiesa di San Giorgio martire l’antica festa dell’expectatio partus, percorso di fede ed arte tra passato e presente tra storia e spiritualità. Il tentativo è quello di risalire alle fonti storiche per il recupero di pratiche liturgiche che Kelly autorevole studioso della liturgia beneventana ritenne così pregiate da paragonarle a  perle. Voluta dai Padri del Concilio di Toledo nel 656 e denominata Expectatio partus Beatae Mariae Virginis. “La festa della Madre – affermarono i Padri, non è nient’altro che l’Incarnazione del Verbo”. In seguito, la celebrazione prese il nome di “Festa di Nostra Signora della O”, si celebrava solennemente di buon mattino e vi partecipavano tutte le donne in attesa di un figlio per venerare la divina maternità di Maria e implorare da Lei soccorso nel momento del parto. In effetti, si trattava di una vera e propria festa della vita nascente. L’Avvento, per la Vergine Madre, fu singolare e privilegiato tempo di grazia, perché, come canta il Prefazio, fu Lei che “attese e portò in grembo con ineffabile amore” quel Figlio di Dio che è per noi Dono, Grazia, Salvezza. Da un’antica omelia risalente al 795 del vescovo Davide a PAPA FRANCESCO (Meditazione Mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae Come in attesa del parto Lunedì, 23 dicembre 2013) contempliamo il mistero dell’attesa“A Natale si vivono le «percezioni interiori al femminile» proprie dell’«attesa di un parto». Un atteggiamento spirituale che prevede uno stile di «apertura»: per questo non si deve mai mettere sulla porta della nostra anima «un cartellino educato» con la scritta: «Si prega di non disturbare». La Chiesa fa questo, ha spiegato il Santo Padre, perché «è in attesa di un parto». Infatti «anche la Chiesa, in questa settimana, è come Maria: in attesa del parto». Nel suo cuore la Vergine «sentiva quello che sentono tutte le donne in quel tempo» così particolare: quelle «percezioni interiori nel suo corpo e nella sua anima» dalle quali comprende che il figlio sta ormai per nascere. E «nel suo cuore diceva sicuramente» al bambino che portava in grembo: «Vieni, voglio guardarti la faccia perché mi hanno detto che tu sarai grande!». È un’esperienza spirituale che viviamo anche «noi, come Chiesa», perché «accompagniamo la Madonna in questo cammino di attesa». E «vogliamo affrettare questa nascita del Signore». Questo è il motivo della preghiera: «Vieni, o chiave di Davide, o sole, o saggezza, o Emmanuel. Vieni!». Un’invocazione riecheggiata anche dagli ultimi versetti della Bibbia quando, alla fine del libro dell’Apocalisse, la Chiesa ripete: «Vieni, Signore Gesù». E lo fa con «quella parola aramaica — maranathà — che può significare un desiderio o anche una sicurezza: il Signore viene».

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SOGNO E REALTÀ SULLA VIA DELLA BELLEZZA

Cinzia Tamburrello Con  ulteriore colpo d’ala  sembra virare al futuro l’associazione San Giorgio martire onlus  che mirando allo sviluppo e alla promozione del territorio, torna a sorprendere attraverso la produzione di manufatti.  Si tratta della riproduzione dei capitelli dalla scansione 3D, riproduzione alquanto fedele che non tralascia neppure le imperfezioni dei bassorilievi dovute al logorio della pietra. I manufatti sono stati realizzati da una macchina a controllo numerico e ad estrusione con  pietra di comiso in scala (cm 40×40×30) e dal peso di 60 kg. Una vera e propria idea imprenditoriale che emula il cosidetto “Realismo magico”, attribuito al grande  Brunello Cucinelli, uno giganti dell’imprenditoria italiana il quale in occasione della presentazione della sua biografia  al Mudec di Milano,  ha identificato i due fattori del successo, nella realtà del suo percorso di imprenditore e nella visione, quasi magica,  della vita e del futuro.  Un messaggio carico di speranza è dunque quello rivolto ai giovani «La cosa più importante è non avere paura. Non lasciatevi influenzare da chi sottolinea gli aspetti di difficoltà e incertezza che la vita riserva. È tutto vero, vivere è complicato…. non abbiate mai paura del futuro, vivete il presente con leggerezza e parlate e sognate a ruota libera. Fatelo soprattutto con i vostri amici e amori». Le parole di Cucinelli dense di carica esperienziale riecheggiano lo stesso invito a non avere paura  rivolto ai giovani da parte di papa Francesco e dei suoi due predecessori. Certo dalle parole di  Brunello Cucinelli giunge un altro messaggio fondamentale: «Sognare, immaginare, fantasticare, sono buoni punti di partenza. Poi però le energie – quelle tipiche della fase lavorativa della vita – vanno indirizzate, convogliate». Anche i messaggi sulla tecnologia e sul digitale sembrano particolarmente in linea con la vision dell’associazione San Giorgio martire onlus, la quale con uno sguardo al passato è tutta protesa al futuro per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale con ricadute sul welfare turistico e la creazione di opportunità occupazionali. «La tecnologia è una cosa fantastica….Conviene restare umani, custodire la riservatezza, preservare degli spazi di “non connessione”. Servono per stare con noi stessi e con gli altri, per parlare davvero con amici e parenti, per passeggiare in un bosco. Un’altra priorità che dobbiamo darci è quella di farci custodi della natura, del creato e di tutto ciò che di bello hanno fatto le persone che hanno abitato questo pianeta prima di noi». Ed è proprio all’essere custodi della bellezza che risponde il progetto: “San Giorgio martire e le sue pietre narrate attraverso le nuove tecnologie-il digitale a servizio della conoscenza e del dialogo con Dio” (http://www.sangiorgiomartireonlus.com) in un tendere all’ammodernamento delle tecniche per innalzare la fruibilità e l’accessibilità del patrimonio artistico, senza tralasciare di salvaguardare i messaggi altamente spirituali e fondativi dell’essere che la via pulchritudinis racchiude in sè.    © Riproduzione riservata

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MANUFATTI DI PIETRA PER LA CELEBRAZIONE DEL CREATO

Cinzia Tamburrello «Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». Il cantico delle creature è riecheggiato dalle parole di Papa Francesco a quelle dell’arcivescovo  della diocesi di Campobasso Bojano mons. Bregantini, che in occasione della  giornata del ringraziamento (11/11/18) svoltasi  nella sala museale di Petrella Tifernina, ha richiamato l’essenzialità del legame con la terra e le proprie radici per il successo delle attività imprenditoriali legate alla coltivazione del suolo, all’allevamento di bestiame e alla valorizzazione culturale e paesagistica del territorio. Gli interventi introdotti dal sindaco di Petrella Alessandro Amoroso,  hanno evidenziato le necessità di azioni di solidarità, sussidiaretà ed inclusione a sostegno della tutela e dello sviluppo del territorio. Temi questi trattati con chiari riferimenti al magistero della chiesa dagli autorevoli interventi dei relatori; il prof. Cacchione della pastorale del lavoro, la prof.ssa Fiorenza direttrice della scuola di formazione socio-politica “Toniolo”della diocesi di Campobasso Bojano, il prof. Maiorano docente Unimol di scienze e tecnologie agrarie alimentali, forestali e ambientali. Interessanti e pregni di tutto lo spessore dell’esperienza vissuta gli interventi dei produttori locali; il dott. Trucco che, trasferitosi da Genova a Petrella ha affrontato la sfida di dedicarsi all’apicoltura con risultati di eccellenza e il dott. Ruscitto Alessandro che ha portato sul mercato nazionale ed internazionale un’altra eccellenza petrellesse e molisana  rappresentata dal maiale casertano . E nel segno di una continua oscillazione tra passato e presente, nel suo guardare alla storia per vivere radicati nel presente ed aver uno slancio al futuro, si è collocato l’intervento di Virginio Marinelli. Il vice presidente dell’associazione S.Giorgio martire, ha ripercorso tutte le azioni messe in campo dall’associazione tra le più significative:  pubblicazione della rivista “Dai segni della storia al progetto per il futuro” a cura di Francesco Bozza del Dipartimento Culturale “Tiphernum” (2017) , master in architettuta, arti sacre e liturgia presso l’Università Europea di Roma (2014-15), pubblicazione  del catalogo “Pietre Vive” percorsi di arte e fede donata al papa S.S. Benedetto XVI (udienza generale a Castel Gandolfo  09 settembre 2012)  e al  papa S.S. Francesco (05 luglio 2014) ,  seminario di studio l’UNIER di Roma: “Conversi ad Dominum”(2014-2015),  convegno: “Il culto della sindone e i templari tra oriente ed occidente” a cura del Prof. Giulio Fanti sindonologo  dell’Università di Padova (2013),  pubblicazione de “Medioevo nel Molise – il cantiere della chiesa di San Giorgio martire a Petrella Tifernina” di Gandolfo Gianandrea Angelelli Pomarici – Gangemi Editore (2012). Da questo rapido excursus si approda al progetto più recente dal titolo “San Giorgio e il Romanico – Narrazioni dal nostro passato” , che collocato in un ambito tematico culturale ed artistico prevede la promozione del territorio, dell’artigianato artistico e tradizionale e del turismo religioso e culturale. Il progetto mira ad un percorso di valorizzazione della Chiesa San Giorgio Martire di Petrella Tifernina e di altre Chiese Romaniche Molisane come Santa Maria della Strada di Matrice e Santa Maria di Faifoli di Montagano tutte rientranti nell’Antica Diocesi di Limosano. Questa proposta culturale si basa sulle Innovative Tecnologie 3D, di Tour Virtuali oltre ad Applicazioni di Realtà Aumentata , tecnologie che potrebbero contribuire a trasformare l’esperienze turistiche religiose ed artistiche in fruizioni dinamiche, coinvolgenti, emozionali ed altamente suggestive oltre che potenti strumenti di comunicazione, informazione, intrattenimento.

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L’antica diocesi di Limosano e la media valle del Biferno nella ricostruzione storica del Bozza

di Cinzia Tamburrello Si è svolta il 23 ottobre 2018, presso la sala consiliare del comune di Campobasso la presentazione del libro “Processus super archiepiscopatu Beneventano”a cura del prof. Francesco Bozza. A curarne la presentazione il prof. Gianfranco De Benedittis archeologo molisano, noto per i suoi studi di storia ed archeologia pubblicati nella rivista  “Samnitium”,  edita anche in rete nel sito www.samnitium.com. La storia come recupero dell’identità e la religione come chiave di lettura del Molise, sono i temi di apertura della presentazione, con riferimento al dipinto di Scarano che ritraendo una Via Crucis, è  particolarmente rappresentativo dello spirito e dell’anima molisana. “La storia non è una favola” continua nel suo accattivante discorso il De Benedittis, “ma abbiamo bisogno di dati per guardare al futuro”, lasciando intravvedere possibilità di sviluppo anche economico per il Molise a partire dalla cultura. Entrando in medias res il De Benedittis accenna alla trascrizione del Bozza degli atti di un processo per il riconoscimento del titolo di diocesi a Limosano, in una fase storica in cui anche Ferentino avanza la stessa richiesta. Questo dunque l’antefatto del processo che nel testo, attraverso la trascrizione dal beneventano in latino e in italiano, riporta le deposizioni dei testimoni; persone che nella loro semplicità offrono la verità immediata dei fatti. Da questo punto di vista il libro del Bozza restituisce alla storiografia uno spaccato della situazione geo-storica, viaria, economica, sociale e culturale oltre che religiosa della media valle del Biferno nell’alto medio evo. Così in termini di territorialità si ha la documentazione dei paesi facenti parte della diocesi di Limosano, come Sant’Angelo Limosano, San Biase, Petrella ecc, in termini di compagine sociale si individuano, attraverso le professionalità dei testimoni, le arti e i mestieri più diffusi; medici, avvocati, artigiani, giudici. Altro dato interessante è la realtà viaria che si snodava in un’ impressionante triangolazione viaria articolata con taverne, luoghi d’incontro ecc. Soprattutto trova conferma il ruolo esercitato dal tratturo Celano Foggia asse che unificava la diocesi e la rendeva meta e luogo di pellegrinaggio. Altro interessante dato è l’aspetto “politico” secondo il quale a Limosano da circa 30 anni ci si riuniva in chiesa per parlare e dirimere la questione “diocesi”, mentre a Ferentino  le consultazioni duravano  da 7 anni. Nel suo intervento il prof. Bozza  oltre a ricostruire la cronistoria del suo volume dalla citazione del Kher alla sua ricerca su documenti dell’archivio vaticano, cita le simpatiche ed amicali controversie con De Benedittis sul toponimo Casca Pera e Castra Petra, più comodo, quest’ultimo alla ricostruzione storica di Petrella , ma smentito dalla pervicacia del Bozza che ha dimostrato negli anni, l’esistenza del sito ormai estinto denominato Casca Pera. Altro aspetto ampiamente documentato è la presenza di pratiche liturgiche grecaniche le cui tracce sono ben visibili nei paramenti, nella liturgia, nei modi di raffigurare “more greco” e documentabili fino al 1724 all’epoca del cardinale Orsini. Il vescovo mons. Giancarlo Bregantini ribadisce il ruolo strategico della diocesi nata da un bisogno di prossimità rispetto alla diocesi di Benevento , con esigenze di controllo sulla vallata in un paesaggio bellissimo connotato da pietre che riflettono i colori del sole nelle varie ore del giorno. Il vescovo si sofferma a decantare al di là dei tratti paesaggistici, anche la bellezza dei monumenti come la chiesa di Santa Maria che custodisce perfino un sepolcreto dei vescovi, la chiesa di S. Francesco e di Santo Stefano. Infine in maniera ancora più poetica, il vescovo ripercorre il cammino di Celestino V che da S. Angelo a Limosano a Faifoli ha incontrato gli eremi e si è formato all’ombra di questa spiritualità. Dalle parole del vescovo la necessità di fare  storia in maniera approfondita e documentata per riscoprire l’identità e l’appartenenza al territorio, ma di curare anche il recupero dei manufatti e l’accessibilità dei luoghi , come ci si sta impegnando a fare per Limosano eretta nel 2018 dal Santo Padre a diocesi titolare, ma non ancora restituita alla fruibilità e all’antica bellezza.

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Labirinti tracce di spiritualità e fede nei Cammini di Gerusalemme

Di Cinzia Tamburrello Un’interessante parallelismo sembra svelare la funzione del labirinto rappresentato nel grafite della colonna di sinistra (entrando) della chiesa di S. Giorgio martire a Petrella Tifernina (fig. in alto a sinistra). Uno dei nostri lettori infatti ha segnalato il labirinto di Pontremoli (fig. in alto a destra), un paesino della Lunigiana (MS),  che custodisce nella Chiesa di San Pietro una lastra di pietra arenaria raffigurante un labirinto datato tra l’XI e il XII secolo. Oltre alla datazione altro indizio interessante, è rappresentato dal fatto che nel Medioevo la cittadina lunigianese era uno dei luoghi principali che sorgevano sulla via Francigena, la strada percorsa dai fedeli diretti verso le principali mete di pellegrinaggio; Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostella.  Alla sommità del labirinto uno dei due cavalieri affrontati  ma non speculari, è affiancato da un drago che si morde la coda. Nel linguaggio simbolico il serpente che si morde la coda, è  allegoria dell’Eternità e nella fattispecie al termine  del labirinto  è inciso il monogramma di Cristo, fonte di immortalità. I due cavalieri potrebbero rappresentare lo scontro tra il Bene e il Male, alludendo alla battaglia delle fede che impegna il credente. La presenza del labirinto, nelle chiese che costeggiavano la via Francigena, indica la via salutis (via della salute) il percorso iniziatico che conduce dalla soglia del tempio fino all’altare; si entra nel mistero del tempio e appena entrato il pellegrino si sente dentro il ventre di un’arca (non a caso la leggenda di Giona viene paragonata all’episodio dell’arca di Noè) che naviga sulle acque di questo mondo, ma in un altro tempo. Come dice C. Demetrescu, in  Il simbolo pietra miliare della cristianità (relazione tenuta il 4 aprile 2000) « Il concetto di incarnazione del Verbo, su cui poggia tutta la simbolica del tempio cristiano, è illustrato con eloquenza in certe immagini medievali.  Così nel romanico l’abside e la cupola sono circolari, perché dedicati a Dio, mentre la navata, destinata al suo popolo, è rettangolare: Dio e uomo, spirito e materia s’incontrano nel tempo sacro e nello spazio terreno del tempio e della liturgia. […] L’importanza della soglia come dell’intero portale è immensa: l’ingresso delle chiese longobarde era custodito da arcangeli; potenti leoni difendevano i portali romanici dagli spiriti del deserto e dalle eresie. L’interdizione di entrare riguardava i nemici, i distruttori di fede, i falsi profeti, i falsi messia.» Dal portale inizia dunque il percorso, la via salutis, che conduce verso l’altare, guidato dalle pietre miliari dei simboli scolpiti sui capitelli, tutta la storia biblica del mondo sfila davanti agli occhi del pellegrino, ricordando l’epopea del destino umano. Nella chiesa di S. Giorgio martire a Petrella Tifernina, la prima prova iniziatica, che il pellegrino sembra dovesse affrontare era la prova del labirinto; un graffito all’inizio della navata ossia sulla prima colonna di sinistra di rara particolarità, è rappresentato da semicerchi concentrici sormontati da due volatili (=pavoni posti uno di fronte all’altro). I labirinti erano legati agli esercizi di devozione collegate a specifiche indulgenze, dotati di significato apotropaico e di esorcismo dalle potenze del male, come già avveniva nel mondo greco (soprattutto a Corinto sono stati rinvenuti labirinti scolpiti sulle case), o in Inghilterra dove all’esterno delle chiese sono stati allestiti veri e propri labirinti.  Il senso più profondo del labirinto è nella sua complicata tessitura, simbolo del mondo,  figura dell’esistenza umana, della difficoltà a ritrovarsi nelle spire della vita e della condizione umana. Secondo questa concezione, l’entrata nel labirinto è la nascita, mentre l’uscita è la morte; lasciato in balia di se stesso l’uomo è incapace di riconoscersi e si perde per dirla con Dante in una selva oscura, per ritrovarsi e fuoriuscire è necessario il filo di Arianna che secondo una risemantizzazione cristiana è la grazia. La presenza del labirinto autorizza ad ipotizzare che, Petrella fosse collocata lungo la via dei pellegrinaggi per Gerusalemme, non a caso i labirinti venivano anche detti Cammini di Gerusalemme essendo la città situata al centro del mondo. Il percorso del labirinto in alcuni casi sostituiva il pellegrinaggio a Gerusalemme e a questa pratica erano collegate delle indulgenze. Di forte valenza simbolica il labirinto rappresenta dunque, in chiave spirituale, il viaggio al centro del proprio essere, di cui il pellegrinaggio non è che l’aspetto esteriore.  Seguendo uno schema figurativo particolarmente ricorrente nelle sepolture e presso le tombe dei martiri, un interessante simbolo  sormonta il grafite di Petrella Tifernina; si tratta di due volatili affrontati che potrebbero essere pavoni, immagine dell’immortalità secondo la credenza  che le loro carni fossero incorruttibili, o colombe icona delle vergini che, radunate in gruppo nella chiesa sono inattaccabili dallo sparviero il quale può ghermirle solo isolandole.

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