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San Giorgio Martire onlus

Nome dell'autore: Cinzia Tamburrello

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Labirinti tracce di spiritualità e fede nei Cammini di Gerusalemme

Di Cinzia Tamburrello Un’interessante parallelismo sembra svelare la funzione del labirinto rappresentato nel grafite della colonna di sinistra (entrando) della chiesa di S. Giorgio martire a Petrella Tifernina (fig. in alto a sinistra). Uno dei nostri lettori infatti ha segnalato il labirinto di Pontremoli (fig. in alto a destra), un paesino della Lunigiana (MS),  che custodisce nella Chiesa di San Pietro una lastra di pietra arenaria raffigurante un labirinto datato tra l’XI e il XII secolo. Oltre alla datazione altro indizio interessante, è rappresentato dal fatto che nel Medioevo la cittadina lunigianese era uno dei luoghi principali che sorgevano sulla via Francigena, la strada percorsa dai fedeli diretti verso le principali mete di pellegrinaggio; Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostella.  Alla sommità del labirinto uno dei due cavalieri affrontati  ma non speculari, è affiancato da un drago che si morde la coda. Nel linguaggio simbolico il serpente che si morde la coda, è  allegoria dell’Eternità e nella fattispecie al termine  del labirinto  è inciso il monogramma di Cristo, fonte di immortalità. I due cavalieri potrebbero rappresentare lo scontro tra il Bene e il Male, alludendo alla battaglia delle fede che impegna il credente. La presenza del labirinto, nelle chiese che costeggiavano la via Francigena, indica la via salutis (via della salute) il percorso iniziatico che conduce dalla soglia del tempio fino all’altare; si entra nel mistero del tempio e appena entrato il pellegrino si sente dentro il ventre di un’arca (non a caso la leggenda di Giona viene paragonata all’episodio dell’arca di Noè) che naviga sulle acque di questo mondo, ma in un altro tempo. Come dice C. Demetrescu, in  Il simbolo pietra miliare della cristianità (relazione tenuta il 4 aprile 2000) « Il concetto di incarnazione del Verbo, su cui poggia tutta la simbolica del tempio cristiano, è illustrato con eloquenza in certe immagini medievali.  Così nel romanico l’abside e la cupola sono circolari, perché dedicati a Dio, mentre la navata, destinata al suo popolo, è rettangolare: Dio e uomo, spirito e materia s’incontrano nel tempo sacro e nello spazio terreno del tempio e della liturgia. […] L’importanza della soglia come dell’intero portale è immensa: l’ingresso delle chiese longobarde era custodito da arcangeli; potenti leoni difendevano i portali romanici dagli spiriti del deserto e dalle eresie. L’interdizione di entrare riguardava i nemici, i distruttori di fede, i falsi profeti, i falsi messia.» Dal portale inizia dunque il percorso, la via salutis, che conduce verso l’altare, guidato dalle pietre miliari dei simboli scolpiti sui capitelli, tutta la storia biblica del mondo sfila davanti agli occhi del pellegrino, ricordando l’epopea del destino umano. Nella chiesa di S. Giorgio martire a Petrella Tifernina, la prima prova iniziatica, che il pellegrino sembra dovesse affrontare era la prova del labirinto; un graffito all’inizio della navata ossia sulla prima colonna di sinistra di rara particolarità, è rappresentato da semicerchi concentrici sormontati da due volatili (=pavoni posti uno di fronte all’altro). I labirinti erano legati agli esercizi di devozione collegate a specifiche indulgenze, dotati di significato apotropaico e di esorcismo dalle potenze del male, come già avveniva nel mondo greco (soprattutto a Corinto sono stati rinvenuti labirinti scolpiti sulle case), o in Inghilterra dove all’esterno delle chiese sono stati allestiti veri e propri labirinti.  Il senso più profondo del labirinto è nella sua complicata tessitura, simbolo del mondo,  figura dell’esistenza umana, della difficoltà a ritrovarsi nelle spire della vita e della condizione umana. Secondo questa concezione, l’entrata nel labirinto è la nascita, mentre l’uscita è la morte; lasciato in balia di se stesso l’uomo è incapace di riconoscersi e si perde per dirla con Dante in una selva oscura, per ritrovarsi e fuoriuscire è necessario il filo di Arianna che secondo una risemantizzazione cristiana è la grazia. La presenza del labirinto autorizza ad ipotizzare che, Petrella fosse collocata lungo la via dei pellegrinaggi per Gerusalemme, non a caso i labirinti venivano anche detti Cammini di Gerusalemme essendo la città situata al centro del mondo. Il percorso del labirinto in alcuni casi sostituiva il pellegrinaggio a Gerusalemme e a questa pratica erano collegate delle indulgenze. Di forte valenza simbolica il labirinto rappresenta dunque, in chiave spirituale, il viaggio al centro del proprio essere, di cui il pellegrinaggio non è che l’aspetto esteriore.  Seguendo uno schema figurativo particolarmente ricorrente nelle sepolture e presso le tombe dei martiri, un interessante simbolo  sormonta il grafite di Petrella Tifernina; si tratta di due volatili affrontati che potrebbero essere pavoni, immagine dell’immortalità secondo la credenza  che le loro carni fossero incorruttibili, o colombe icona delle vergini che, radunate in gruppo nella chiesa sono inattaccabili dallo sparviero il quale può ghermirle solo isolandole.

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È un labirinto ‘Caerdroia’ il misterioso grafite della chiesa San Giorgio Martire

 IL LABIRINTO CHE NON DOVREBBE ESISTERE: IL”CAERDROIA” DI PETRELLA TIFERNINA (CB) IN MOLISE di Giancarlo Pavat Chi ha avuto modo di conoscermi, o ha seguito i miei lavori, saprà certamente che io intendo la “ricerca” come un lavoro di equipe, come un continuo confronto con altri ricercatori e appassionati, uno scambio di informazioni, curiosità, novità, a maggior ragione in un campo come quello delle ricerche sui labirinti, molti dei quali dimenticati dalla storia e dagli uomini e sperduti in siti e località fuori mano, poco note. Non basterebbe una intera umana esistenza per setacciare l’Italia al fine di scovare nuovi esemplari. Giocoforza, per poter avere un quadro il più possibile completo, non è possibile prescindere da una intensa opera e attività di condivisione. Ed è proprio in questo modo che un paio di anni fa venni a conoscenza dell’esistenza di un esemplare di labirinto rarissimo per il nostro Paese. Un Labirinto presente in una chiesa medievale del paese di Petrella Tifernina (CB) in Molise. Chiesa dedicata al cavaliere uccisore  di draghi per antonomasia: San Giorgio.     È stata la ricercatrice e scrittrice bergamasca Marisa Uberti a informarmi sulla scoperta di questo Labirinto ed a fare in modo che potessi mettermi in contatto con lo scopritore. Ovvero il giovane molisano Mario Ziccardi, studioso di Storia dell’Arte. “Petrella Tifernina è un centro abitato della provincia di Campobasso, dista dal capoluogo di regione circa 20 chilometri in direzione nord; il paese è situato nella media valle del fiume Biferno, a destra del corso d’acqua a circa 650 metri sul livello del mare. ll territorio di Petrella è attraversato da una fitta rete di percorsi viari che hanno reso questo centro uno snodo di un certo rilievo, inoltre non è lontano dai percorsi tratturali principali quali il Lucera-Casteldisangro e il Celano-Foggia”. Già da questa breve descrizione si intuisce come la località in cui si trova il Labirinto, fosse un punto di passaggio per viandanti, pastori, mercanti e, certamente pure, pellegrini. Il monumento principale di Petrella Tifernina è la chiesa di San Giorgio; vero e proprio gioiello artistico ed architettonico del Molise. Ma pure uno scrigno colmo di segreti e misteri. Basti pensare che secondo una accreditata leggenda locale, nel Medio Evo la chiesa avrebbe ospitato la Sacra Sindone prima che venisse portata in Francia. Non per nulla, nella navata sinistra è esposta una riproduzione a grandezza naturale del misterioso Sudario di Torino. “La chiesa fu edificata tra la fine del XII secolo e gli inizi del XIII secolo (e precisamente per volere del magister Epidius attorno al 1211) probabilmente su precedenti preesistenze (forse un antico luogo di culto sannita) ed è un pregevole esempio di architettura romanica che trova nell’edificio particolari e inedite caratteristiche che contraddistinguono la sua unicità in un contesto rurale come storicamente appariva quello molisano” spiega Ziccardi “L’edificio cultuale ha pianta parallelepipeda con tre navate absidate, il presbiterio rialzato come la sagrestia voltata a crociera accessibile dall’abside della navata di sinistra” Secondo l’architetto Calvani, direttore dei lavori di restauro del 1959, la zona absidale sarebbe stata costruita sulle strutture di un precedente edificio, impropriamente chiamato cripta di San Giorgio, conservandone anche l’orientamento originario. “Le particolarità all’interno della chiesa sono molteplici: la particolare forma della planimetria è inusuale nelle chiese in stile romanico”. Le tre navate sono separate da robusti pilastri di pietra, uniti tra loro da archi a tutto sesto; elementi disposti secondo un ordine asimmetrico. Certamente consapevolmente e deliberatamente cercato e voluto, il cui motivo, però ci sfugge. Quando nell’ottobre del 2015, dopo numerosi rinvii per svariati motivi ed impedimenti, sono riuscito a visitare la chiesa di San Giorgio, assieme all’amico Gaetano Colella (uno dei curatori di questo sito, nonché membro del “Mistery Team”) e ad Mario Ziccardi (che ringrazio per averci fatto da guida in quella splendida domenica d’ottobre), sono rimasto davvero colpito dalla cifra iconografica dei vari bassorilievi, sia interni che esterni, dell’edifico sacro. E mi riprometto di dedicarmi quanto prima ad uno studio approfondito dei messaggi nascosti che certamente veicolano. Vi sono infatti “Fiori della Vita”, Nodi di Salomone cruciformi, trisceli, doppie spirali, esseri zoo ed antropomorfi, creature fantastiche e mostruose, come la sirena bicaudata o grifoni. E ancora, Adamo ed Eva assieme al Serpente tentatore, protome bovine, i pavoni che si abbeverano alla Coppa della Vita. In pratica la chiesa di San Giorgio si presenta come una sorta di summa dei simboli dell’arte romanica; vi ritroviamo tutto il repertorio che l’arte sacra dell’Alto Medio Evo attinse dai miti e dalla simbologia pagana. E tra tutti questi simboli non poteva mancare quello del Labirinto. Si trova sul primo pilastro a sinistra per chi entra dall’ingresso principale, quello su largo canonico Fede. “Tra i tanti simboli riconoscibili all’interno dell’edificio sacro, il labirinto è quello che è passato più inosservato: è inciso sulla prima colonna a sinistra ad una altezza di circa un metro e mezzo dal pavimento, ha dimensioni di circa quarantaquattro centimetri di larghezza e trentacinque centimetri di altezza” sottolinea Ziccardi. Ma il Labirinto di Petrella Tifernina non è come tutti gli altri esemplari sparsi in giro per l’Italia. Costituisce un vero e proprio unicum. Infatti, al momento è l’unico esemplare noto nel nostro Paese riconducibile alla tipologia chiamata “Caerdroia”. Con questo termine vengono indicati in Inghilterra, e soprattutto nel Galles, dei particolari labirinti unicursali spiraliformi, riconducibili comunque alla tipologia “classica” ma caratterizzati dal fatto che alcuni tratti dei corridoi sono rettilinei. Lo evidenzia anche Ziccardi “La particolarità più interessante è la parte inferiore rettilinea, caratteristica propria di questa tipologia di labirinto”. Ma che cosa significa “Caerdroia”? Il nome potrebbe derivare dal gaelico “Cairn”, “carn”. Termine con cui si indica un cumulo di pietre posto a ricordo di qualche evento o personaggio, e contiene la radice celtica “car” o “kar”, riferito a pietra. Da cui, come ho spiegato nel libro “Fino all’ultimo Labirinto”, “i nomi di regioni italiane ed europee, rocciose o con aspri rilievi, che hanno visto una presenza celtica o di popolazioni ad essa affini prima della conquista romana. Come il “Carso” (il brullo altipiano alle spalle di Trieste), “Karst” in tedesco, “Kras” in slavo; oppure “Carnia” (“Cjargne” in friulano, la regione montuosa del Friuli-Venezia Giulia) o ancora la regione austriaca della “Carinzia”, “Kärnten” in tedesco; o la “Carniola”, “Krain” in tedesco, il nome medievale dell’attuale Repubblica di Slovenia. Mentre “Droia” sarebbe semplicemente la corruzione, appunto, del nome “Troja”. Quindi “Città di pietra” o “con le mura di pietra”. E

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Servizio civile, 2 posizioni aperte per la Onlus San Giorgio Martire

L’associazione San Giorgio Martire Onlus, per la quinta annualità, aderisce al bando del Servizio Civile Nazionale per l’arruolamento di due giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni. Le attività previste sono inerenti all’ambito sociale: post scuola, animazione di comunità, segretariato sociale, assistenza presso la residenza protetta per anziani di Petrella Tifernina, “Giovanni Paolo II”. “Il servizio civile rappresenta un momento unico per la crescita dei nostri giovani, per scoprire le proprie potenzialità, per entrare in contatto con il profondo senso di cittadinanza attiva e solidarietà sociale. Siamo molto felici di poter annunciare questo bando a seguito di una prima fase di consultazione con le principali organizzazioni e con la rappresentanza di volontari che svolgono attualmente progetti. Fin da subito, a cominciare proprio da questo primo bando, abbiamo accolto alcune istanze dei ragazzi. Tra queste, vi è l’esigenza di avere maggiore certezza nell’avvio dei progetti in modo da programmare la propria vita.” Queste le parole di Vincenzo Spadafora, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega a Pari Opportunità, Giovani e Servizio Civile Universale. Un’esperienza dunque, di volontariato, di cittadinanza attiva e di partecipazione alla vita sociale e lavorativa, con un valido apporto di arricchimento sociale e umano. L’offerta si va connotando per la proposta di attività legate al mondo della cultura e dell’arte. Ambiti questi, dei quali l’associazione si occupa in maniera sempre più crescente ed incisiva. Con un substrato parrocchiale pregno di iniziative sociali e culturali, l’associazione “S.Giorgio Martire Onlus” si colloca come strumento operativo atto ad innescare azioni di sviluppo, buone prassi e soprattutto sinergie nel mondo dell’associazionismo, a servizio di quei giovani che, candidandosi al servizio civile vorranno mettersi in gioco per scoprire  potenzialità e sperimentare progettualità nuove. Qui trovi tutti i termini e le informazioni per la presentazione della domanda.

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