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San Giorgio Martire onlus

Nome dell'autore: Cinzia Tamburrello

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Diamante servizio civile alla sesta annualità

DIAMANTE, SERVIZIO CIVILE ALLA VI ANNUALITA’ Start up del servizio civile indetto dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale che ha pubblicato il Bando per la selezione di n. 39.646 operatori volontari da impiegare in progetti di servizio civile universale ( leggi n. 64/2001 e n. 106/2016 e del D.Lgs 40/2017). L’Associazione San Giorgio Martire di Petrella Tifernina (CB), ente partner dell’Agenzia Agorà, ha aperte n. 2 posizioni per il progetto “DIAMANTE” da destinare all’area di intervento di assistenza adulti e terza età in condizione di disagio. L’associazione si colloca con tale azione perfettamente in linea con l’andamento nazionale secondo il quale, come ha ribadito il Ministro Poletti,  il Servizio Civile è destinato ad assumere un ruolo sempre più incisivo. Si tratterà di uno strumento,  che contribuirà “al mantenimento dei diritti e del benessere dei cittadini” e punterà a offrire “possibilità concrete di inclusione sociale e mezzi non solo per impegnarsi concretamente in attività di alto valore civile, ma anche per affrontare “con qualche certezza in più e maggior sicurezza il proprio futuro”. Condividendo pienamente i principi fondanti del servizio civile anche la “San Giorgio martire associazione di volontariato O.N.L.U.S.” intende dare un respiro europeo all’esperienza del Servizio Civile, legare la sua esperienza a ciò che avverrà dopo nel mondo del lavoro, aprire il Servizio ai giovani che non hanno opportunità, con l’obiettivo di offrire a tutti i volontari un’esperienza arricchente e formativa! Così l’associazione San Giorgio Martire Onlus, per la sesta annualità, aderisce al bando del Servizio Civile Nazionale per l’arruolamento di due giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni, sottoscrivendo con tale scelta il valore etico dell’esperienza volontaria “esperienza che serve alla nostra comunità e serve all’Italia”.Per l’ammissione alla selezione è richiesto il possesso dei requisiti di ammissione riportati all’art. 3 del bando nazionale e il diploma di scuola secondaria di secondo grado. Si precisa che sono riservate alcune posizioni per l’impiego di giovani con minori opportunità con diploma di scuola secondaria di primo grado. A tale scopo si invitano i giovani interessati a presentare domanda entro le ore 14.00 del 10 ottobre 2019 e secondo le modalità previste dal suddetto bando pubblicato sui siti web del Dipartimento https://www.politichegiovanilieserviziocivile.gov.it/ e https://www.scelgoilserviziocivile.gov.it. Per ulteriori informazioni clicca: SERVIZIO CIVILE (1), SCHEDA ELEMENTI ESSENZIALI_ DIAMANTE

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Notti Celesti in terre Celestiniane a Petrella Tifernina

NOTTI CELESTI IN TERRE CELESTINIANE A PETRELLA TIFERNINA La “San Giorgio martire associazione di volontariato O.N.L.U.S.”  fondata sull’ obiettivo della diffusione con metodi scientifici, della cultura e della ricerca storica, della promozione dei rapporti e dei servizi sociali, dell’aggregazione giovanile e sportiva, inaugura con il concerto del coro polifonico di Montagano la stagione di eventi 2019. Sono soprattutto una serie di manifestazioni a carattere culturale che ruotano intorno alla prossima inaugurazione della biblioteca Marabelli, come l’iniziativa “incontriamoci al book shop”, ad essere inseriti nel cartellone di eventi. Manifestazioni a carattere culturale, musicale, sportivo sono stati previsti secondo u n’unica programmazione da un articolato partenariato per confluire nel progetto “Notti celesti in terre celestiniane”. L’ imponente chiesa di San Giorgio martire (XII sec.) a Petrella Tifernina, i melodici accordi  di suoni e canti del coro polifonico di Montagano, hanno contesualizzato l’inaugurazione del progetto “Notti celesti in terre celestiniane” realizzando un evento di di indubbio stile ed eleganza. La serata premiata da un pubblico attento e selezionato è servita da lancio dei 32 eventi inseriti nel cartellone;  manifestazioni di diverso spessore e di impronta diversa ma tutte finalizzate alla promozione del territorio sulla base di un piano strategico che realizzando una sinergia tre i partner del progetto, mira alla riscoperta dei talenti e delle emergenze territoriali con ricadute turistiche ed occupazionali. Il progetto Notti Celesti in terre Celestiniane raggruppa e promuove le iniziative del territorio che hanno nella figura di Celestino V e nel cammino gli elementi comuni,  mette in “rete” azioni di valorizzazione territoriale,   condivide  e comunica in maniera coordinata i fattori identitari e culturali del territorio con un ampio coinvolgimento sociale.  Le attività rispondono alla diversificata domanda di scoprire le bellezze del Molise con risposte integrate di cultura, musica, tradizioni, enogastronomia, artigianato, attività di movimento e percorrenza dei tratti di cammino della perdonanza,  dell’anima e micaeliano.I partner del progetto, coesi nella valorizzazione delle tradizioni locali, dei riti, dei sapori e dei saperi propongono azioni di promozione culturale e salvaguardia dei borghi. Le previste attività saranno realizzate nei territori partner coinvolti e convergeranno nell’ evento clou del programma; la giornata diocesana del turismo e del creato l’8 settembre presso il Molino Cofelice a Matrice, nella quale tutte le realtà si incontreranno per un’azione comune di promozione territoriale.

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Il Crocifisso morente risorgente di Petrella Tifernina

di Cinzia Tamburrello Il Crocifisso ligneo custodito nella chiesa S. Giorgio martire a Petrella Tifernina, e restituito al suo valore artistico nel 2017  dai Restauratori senza frontiere, rappresenta una traccia della bellezza come tante, ravvisabili negli antichi manufatti e monumenti ai quali è affidato il compito di documentare la storia. Se gli storici dell’arte ne cercano la datazione e l’autore, a partire dalla scultura lignea molisana, gli studiosi di arte sacra come il sacerdote don Nicola Mattia ci restituiscono attraverso una lettura iconologia puntuale  la chiara intenzionalità comunicativa,  la quale renderebbe il manufatto una fedele trascrizione della sacra scrittura. In una fredda ma soleggiata mattina di primavera una telefonata mi annunciava la visita di don Nicola Mattia presso la chiesa S. Giorgio martire. Arrivata in chiesa la lettura iconologica era appena terminata, ma giusto il tempo di trovare la base dell’antico canto “Ave Verum” che  Don Nicola Mattia, con gli occhi scintillanti e vividi ricominciava ad esaltare la bellezza delle fattezze del Crocifisso ligneo di Petrella Tifernina, ed il suo grande valore catechetico.  Così l’ondulazione dei capelli  alludendo a fiumi  rimanderebbe, iconograficamente alle esperienze di schiavitù del popolo della Prima Alleanza: la schiavitù dell’Egitto con la celebrazione della prima Pasqua e, in modo più evidente la schiavitù babilonese vissuta tra i fiumi Tigri ed Eufrate. Illuminato il mistero della Croce di Cristo mistero della salvezza che  libera da ogni schiavitù, è mancata la numerologia: i capelli e la barba del crocifisso constano di otto estremità, il numero della Pasqua, del Giorno dopo il Sabato ( Mt 28,1) e mettono in risalto il Volto del Cristo, elemento iconografico fondamentale nella Bibbia tanto che il salmo 27 ci fa invocare: “Il tuo Volto, Signore io cerco…”, e in Ap 22,4 coloro che abiteranno la Città Santa “vedranno il suo Volto”. Volto sofferente ma sereno quello del Crocifisso di Petrella, che ha una silenziosa eloquenza e che può solo affascinare; l’ampiezza della fronte, ripete l’iconografia del vero sacerdote, Cristo, il quale a compimento del simbolo di Aronne porta sulla fronte scritto “Sacro al Signore”; “Starà sulla fronte di Aronne; Aronne porterà il carico delle colpe che potranno commettere gli Israeliti … Aronne la porterà sempre sulla fronte, per attirare su di loro il favore del Signore” (Es 28,38). Sembrava non avere dubbi don Nicola Mattia; il capo chinato verso destra sembra bilanciare lo sguardo orientato verso sinistra per ridare centralità al Volto, addirittura il capo,  più che chinato, pare si stia rialzando, come se stesse riprendendo vita: ci troveremmo dinanzi alla citazione giovannea della morte di Gesù che “Chinato il capo consegnò lo Spirito” (Gv 19,30).  Gli occhi sono aperti nel continuo rimbalzare temporale tra la premorte e la resurrezione. Se nello spazio premorte gli occhi guardano a Giovanni, nello spazio pasquale notiamo innanzi tutto che la palpebra dell’occhio destro è più abbassata della palpebra dell’occhio sinistro. Nell’ iconologia del corpo di Gesù (e non solo) la destra indica la giustizia e la sinistra la misericordia; nel caso del crocifisso ligneo della chiesa S. Giorgio martire,  l’occhio della giustizia è più abbassato di quello della misericordia  che è ben aperto. Per quanto riguarda la bocca  leggermente aperta, una logopedista sostiene che sta proferendo la lettera A, forse di Abbà? Certamente, secondo il racconto giovanneo della passione, sta consegnando lo Spirito (Gv 19,30). La bellezza e la perfezione dell’opera non permettono di ipotizzare errori nella realizzazione per questo sembra strano il dislivello tra la spalla e il braccio sinistro del crocifisso. Questo dislivello lascerebbe  ipotizzare un uso più dinamico del Cristo Crocifisso che in alcune liturgie non latine del Venerdi Santo viene calato dalla croce e deposto su dei teli con le braccia ribaltate e le mani posate sul basso ventre. Avremmo nella croce di Petrella una testimonianza di qualche rito non latino in questa comunità? L’ipotesi potrebbe essere suffragata dalla mano sinistra dello stesso crocifisso. Con le dita delle mani Gesù annuncia ancora l’ottavo giorno.  Mentre il palmo della mano destra è aperto e le dita sono tutte distese nel palmo della mano sinistra il pollice si appone all’anulare secondo la modalità della benedizione nei riti non latini.  A questo punto l’iconografia sposta il focus sugli aspetti materni ai quali l’opera fa riferimento sulla scia di una tradizione biblica e mistica. Margherita D’ Oingt contempla Cristo  come Madre che sulla croce ci nutre.  Infatti nella parte inferiore del torace, balza immediato all’occhio dell’osservatore l’assenza dell’ombelico; in questo modo l’autore fa la sua professione nella divinità di Gesù; è l’uomo che ha bisogno del cordone ombelicale con Dio e non il contrario. Dio non necessita che l’uomo lo nutra come dice il salmo 144, 17: “Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente” e Gesù, di se dice: “ Io sono il pane della vita” (Gv 6, 35). Un altro simbolo di maternità, lo troviamo nel bacino leggermente dilatato quasi femminile. Dice Gesù: “Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le sue ali” (Lc 13, 34) Questa similitudine ispira la regola di S. Francesco ed è molto attuale nel magistero di papa Francesco, si tratta della spiritualità cristiana vissuta al femminile, strada certa verso Dio che in questa via si manifesta con “Viscere di Misericordia” (papa Francesco), con fare materno.  Clemente di Alessandria ha scritto: “Per la sua misteriosa divinità Dio è Padre. Ma la tenerezza che ha per noi lo fa diventare Madre. Amando da Padre diventa Madre”. Il perizoma ripropone il tema  sacerdotale come descritto in Es 28, 40 ss : “Farai loro inoltre calzoni di lino, per coprire la loro nudità; dovranno arrivare dai fianchi fino alle cosce. Aronne e i suoi figli li indosseranno quando entreranno nella tenda del convegno o quando si avvicineranno all’altare per officiare nel santuario”.  I piedi del Cristo piuttosto sproporzionati ci evangelizzano e ci ricordano che Gesù è: “Colui che ha gli occhi fiammeggianti e i piedi simili a bronzo splendente” (Ap 2,18), e ci annuncia la Pace : “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la

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La Pasqua nel segno dell’agnello e dell’arcobaleno

di Cinzia Tamburrello I solenni riti della Settimana Santa prendevano avvio dalla solennità della Domenica delle Palme, con una ritualità che, in maniera diversa dalle altre liturgie, iniziava all’ aperto e prevedeva la partecipazione corale, quasi drammatica, dei fedeli. Le ricostruzioni fatte sulla base dei manoscritti beneventani, specialmente quella di Hesbert, hanno evidenziato che le cerimonie,  almeno più anticamente, fossero officiate dal vescovo e si svolgessero solo nella chiesa  cattedrale o major ecclesia, dopo la benedizione dell’acqua e la recita dell’ufficio, ci si recava in  processione alla volta di una chiesa secondaria (e minore), dove dopo l’Orazione, e la lettura dal Libro dell’Esodo e  del Vangelo, si procedeva alla benedizione ed alla distribuzione delle palme per poi muoversi, sempre processionalmente ed al canto delle acclamazioni e delle preghiere litaniche, alla volta della chiesa principale per la messa solenne. Come consegnato dall’antica tradizione il rito, si ripete ogni anno fedelmente con una  processione dalla piazza Umberto I alla chiesa S. Giorgio martire di Petrella Tifernina, e fa presente, nella commemorazione dell’ingresso messianico a Gerusalemme, la glorificazione di Gesù il Re dei Re. Tema della gloria  riproposto dall’agnello crucifero scolpito nel capitello di destra di fronte all’altare della chiesa di san Giorgio martire a Petrella Tifernina, simbolo dalla doppia valenza dell’immolazione sacrificale e della glorificazione: “le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d’oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi. Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: « E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia. Essi dicevano a gran voce: «Degno è l’Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode». E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: «A colui che siede sul trono, e all’Agnello, siano la lode, l’onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli». Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!» E gli anziani si prostrarono e adorarono. (Apocalisse 5:8-14 ). Nel capitello l’agnello  è in movimento con il capo volto indietro come preoccupato che una moltitudine lo segua ed entri con lui nella gloria. Segno della glorificazione è la corolla che circonda l’agnello e l’arcobaleno immagine della nuova alleanza che Dio stabilisce con il suo popolo. “Il brano biblico più famoso in cui si fa riferimento all’arcobaleno è il capitolo 9 del libro della Genesi, a conclusione della narrazione del diluvio: «Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne (cioè ogni essere vivente, uomo o animale) dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra» (Gen 9,11). Nei successivi vv. 12-16 si insiste sul «segno» di quest’alleanza che è l’«arco sulle nubi», ovvero l’arcobaleno …. Nella spiegazione di tale sfondo, però, i commentatori si dividono. Alcuni prendono spunto dal fatto che in Gen 9,13.14.16 si parla sempre di «arco», usando nel testo ebraico il sostantivo qešet che di solito indica un’arma, e ritengono che il retroterra sia l’immagine di un Dio guerriero (la metafora del Signore che impugna l’arco si trova in alcuni passi dell’Antico Testamento, cfr. Sal 7,13-14; Lam 2,4; 3,12; Ab 3,9). In questo caso l’arcobaleno sarebbe appunto l’arma divina, che viene deposta per non essere più impugnata (da qui l’idea dell’arcobaleno come simbolo di pace), segnando la fine dell’intervento punitivo di Dio. In ogni caso l’autore biblico insiste piuttosto sulla sua funzione di «segno» ed è interessante notare che ciò valga soprattutto per Dio «Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. L’arco sarà sulle nubi, e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra». L’agnello nella raggiera simbolo del sole e sull’arcobaleno si configura in un apparato simbolico che ritroviamo parimenti nella scrittura; “di tutto questo è segno l’arcobaleno forse proprio perché le condizioni atmosferiche che lo rendono possibile si presentano solo in determinate occasioni, quando la forza distruttiva della tempesta lascia spazio anche ai raggi del sole. Tale aspetto eccezionale e sorprendente dell’arcobaleno, e il fascino dei suoi colori, spiegano perché in altri passi dell’Antico Testamento esso sia associato allo «splendore» e, in quanto tale, divenga un’immagine della «gloria» divina. Nella visione inaugurale del libro di Ezechiele il profeta ha la percezione di una «figura dalle sembianze umane» (1,26) che  «Era circondato da un splendore simile a quello dell’arcobaleno fra le nubi di un giorno di pioggia.» (1,27-28).  In Sir 50,7 l’arcobaleno ritorna per descrivere non la «gloria» divina, ma quella del sommo sacerdote Simone durante la celebrazione del culto nel tempio di Gerusalemme: «Com’era glorioso quando si affacciava dal tempio, quando usciva dal santuario dietro il velo! Come astro mattutino in mezzo alle nubi, come la luna nei giorni in cui è piena, come sole sfolgorante sul tempio dell’Altissimo, come arcobaleno splendente fra nubi di gloria» (Sir 50,5-7). Nel Nuovo Testamento il brano del c. 1 di Ezechiele sta sullo sfondo della visione che inaugura la seconda parte del libro dell’Apocalisse: in essa al veggente (Giovanni) appare «uno seduto» sul trono con «un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo» che «avvolgeva il trono». (Filippo Serafini docente di Sacra Scrittura, Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare, Roma Giugno 2015). Il capitello esprime dunque, come una trascrizione della parola di Dio,  in tutta la sua eloquenza e attraverso una mirabile efficacia comunicativa, la pasqua nel segno dell’antica e della nuova alleanza, la vittoria della croce, la salvezza universale, il destino di gloria che in Cristo è riservato ai redenti.

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Sindone: dalla rappresentazione 3D l’immagine di Gesù

di Cinzia Tamburrello   Chi come me, lo ha conosciuto di persona ha potuto ammirane lo spessore umano, intellettuale e spirituale; l’acume dello scienziato e lo stupore dell’uomo di fede. La persona in questione è lo scienziato Giulio Fanti, sindonologo di fama internazionale, ospite a Petrella nel 2011 per un convegno relativo alle sue scoperte sulla Sacra Sindone . Il suo intervento “la sindone conoscenze scientifiche e misteri” già comprovava l’identificazione dell’uomo della sindone con Gesù Cristo di cui parlano i Vangeli (https://www.youtube.com/watch?v=41SaIdZQDAM). A qualche anno di distanza, un’ulteriore convalida degli studi del prof. Fanti arriva dalla ricostruzione 3D del telo sindonico come si apprende da un’articolo pubblicato su Atelia prova provata del fatto  che “i Vangeli raccontano la verità ” sull’uomo della Sindone. Dunque la ricostruzione dei Vangeli sembra collimare con le precedenti scoperte del prof. Giulio Fanti, come leggiamo nell’articolo di seguito riportato. «Questa statua è la rappresentazione tridimensionale a grandezza naturale dell’Uomo della Sindone, realizzata sulle misure millimetriche ricavate dal lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Cristo dopo la crocifissione» spiega Giulio Fanti, docente di Misure meccaniche e termiche all’Università di Padova e studioso della reliquia. Il professore sulla base delle sue misurazioni ha fatto realizzare un “calco” in 3D che – a suo dire – gli permette di affermare che queste sono le reali fattezze del Cristo crocifisso. (YouTube I TgPadova Telenuovo Lucandrea Massaro/Aleteia | Mar 27, 2018) «Riteniamo perciò di avere finalmente l’immagine precisa di come era Gesù su questa terra. D’ora in poi non si potrà più raffigurarlo senza tenere conto di quest’opera». Il professore ha affidato al settimanale Chi l’esclusiva di questo suo lavoro, a cui ha rivelato: «Secondo i nostri studi Gesù era un uomo di bellezza straordinaria. Longilineo, ma molto robusto, era alto un metro e ottanta centimetri, mentre la statura media dell’epoca era di circa 1 metro e 65. E aveva un’espressione regale e maestosa» (https://www.lastampa.it/2018/03/20/cronaca/una-statua-restituisce-le-fattezze-delluomo-della-sindone-hqN5guzFKnxuNbAtowgkHL/pagina.html).  

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Turismo esperienziale, biglietto da visita per l’Europa

Cinzia Tamburrello “Rivela un bisogno di socialità, di comunità, di contatto diretto, di condivisione, di cultura orale e non digitale, di conversazione fuori dal video”. Interessante sfida quella che proviene dalle parole di Berardinelli, le quali ben rappresentano tutto il tendere dell’associazione San Giorgio martire onlus nella direzione di rendere fruibile ed accessibile il patrimonio storico culturale, paesaggistico eno gastronomico di Petrella Tifernina, offrendo servizi e prodotti in forma di racconti o meglio di narrazioni, far si che le persone entrino nelle  storie, costruiscano trame, vivano il territorio, e mettano in scena esperienze memorabili. Si tratta del cosiddetto turismo esperienziale i cui dettami rappresentano gli obiettivi perseguiti dall’associazione San Giorgio martire onlus, e lo stile con il quale la stessa candida la tradizione petrellese a bandi regionali ed europei, nel segno del recupero del senso identitario connotato da aspetti paesaggistici ed architettonici, e dall’antico retaggio di cultura, arte, spiritualità. Un bigliettino da visita che si presenta con i tratti  descrittivi dell’urbanistica e le dinamiche dei rituali di aggregazione e spiritualità. Situato, in Provincia di Campobasso,  su un territorio collinare che si estende su una superficie di 26 kmq a 654 m. sul livello del mare, il comune si fregia di uno dei monumenti di arte romanica più preziosi su scala sia nazionale sia internazionale: la “Chiesa san Giorgio Martire” la quale domina il complicato intreccio di vicoli e vicoletti nei quali si dirama il centro storico. Di chiaro stile medievale, questo è ancora circoscritto dai resti delle mura di cinta e delimitato da 4 porte d’accesso. Il borgo antico, conserva al suo interno, antichi palazzi,  alcuni dei quali sono stati restituiti alla loro grandezza come Palazzo Girardi di proprietà del comune e palazzo Palmera sede della residenza protetta per anziani. Altri attendono che lavori di restauri ne recuperino la bellezza e la fruibilità, come palazzo Fede, casa natale del famoso medico napoletano il quale, fece della pediatria una disciplina a sé stante rispetto alla medicina. Legata storicamente a Petrella è “Castel di Rocca” ormai identificabile nel rudere di una rocca medievale tracciata dai documenti come sede preferita di Arechi, il quale come signore di Petrella, subentrò a Luca Zottone di Benevento, rimasto in carica dal 571 al 591 . A rivitalizzare il patrimonio di fede, cultura e tradizioni contribuiscono l’amministrazione comunale, la Pro Loco, le associazioni e i comitati “festa”, che nei vari ambiti della cultura, dello sport e del tempo libero, della solidarietà ecc…. rappresentano il punto di forza del tessuto sociale. Sono imputabili al loro impegno le iniziative realizzate e tramandate: 19 marzo: pranzo di San Giuseppe; oltre ai festeggiamenti religiosi con celebrazione dell’Eucarestia e processione segue il pranzo di “San Giuseppe” con le “13 pietanze”; antico menù tradizionale che si tramanda da generazioni a base di spaghetti con mollica, riso in bianco, legumi, verdure baccalà e dolci tipici, (scrppell e chragnl). La tradizione vuole che il pranzo presieduto dalle “tre persone” a rappresentanza della Sacra Famiglia fosse offerto e consumato presso le famiglie, attualmente tale usanza ha ceduto il posto ad un unico pranzo preparato dalla Pro Loco presso uno dei locali della parrocchia “Sala Museale” ed aperto a tutti. Venerdì santo: processione tradizionale con “i martiri”, strumenti della passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo 23 Aprile: Festeggiamenti in onore del santo Patrono con concerti bandistici, convegni, mostre, spettacoli. 12 Giugno: festa di Sant’ Antonio fuochi nelle contrade e tavolate all’aperto con degustazione del piatto tradizionale :” sagntell e cic” (pasta di casa e ceci). 14 Agosto Festa dei petrellesi residenti all’ estero con scambi culturali e momenti di aggregazione con i petrellesi residenti all’ estero. 15 Agosto: Festa dell’Assunta con tradizionale benedizione dei mezzi di locomozione e degli animali. Festa del borgo evento di aggregazione sociale, enogastronomia, turismo. Manifestazione di grande successo  con un percorso eno-gastronomico attraverso i vicoli del borgo antico, allietato da spettacoli di  intrattenimento, suoni, canti e balli, degustazione di piatti tipici della cucina Petrellese e Molisana e  vino locale nei  punti di sosta e degustazione “Cantina”  animati da giovani costume. Agosto Festival dei giovani evento di aggregazione sociale, arte, cultura, turismo evento diocesano si spiritualità, formazione, testimonianze e preghiere a cura della parrocchia San Giorgio Martire di Petrella Tifernina e dell’associazione “Nuovi Orizzonti”.  16 di Ottobre: Petrella in fiera evento di turismo ed enograstronomia tipica,  tre giornate  con iniziative culturali, rassegna eno-gastronomica e intrattenimenti musicali, workshoop  con la partecipazione di esperti di fama regionale e nazionale, visite guidate al centro storico, alla Chiesa di San Giorgio con esposizione del Crocifisso cinquecentesco, sagra enogastronomica petrellese con musica live, fiera tradizionale popolare con stand e degustazione di prodotti tipici locali e molisani e stand di artigianato artistico. Il calendario si amplia con esperienze trasversali e continuative: virtual tour interattivi , visite guidate ,lectio itineris, convegni, seminari, rassegna di musica sacra, mostre di arte, visita al centro storico, escursioni nella natura presso l’ex rifugio forestale al bosco castel di Rocca, degustazione di prodotti tipici (Cantina Colle Sereno, laboratorio di apicoltura Trucco, maiale casertano Alessandro Ruscitto), manufatti artistici, souvenir , laboratori didattici. A corrolario di  tutte queste belle iniziative l’apertura della “Biblioteca Marabelli” contribuirà ad accrescere il patrimonio culturale del territorio ed arricchire l’offerta turistica.

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