San Giorgio Martire onlus

Il segno di Giona e la Pasqua

Nei Vangeli secondo Matteo (12,40; 16,17) e secondo Luca (11, 29-32), Gesù per tre volte spiega la sua missione facendo riferimento al libro di Giona. Questo libro fa parte del Libro dei dodici profeti minori.

Il profeta, chiamato e inviato da Dio a portare la sua parola a Ninive, decide di non andarvi perché non sopporta la compassione di Dio verso Ninive, la città che aveva distrutto il suo popolo. E si imbarca su di una nave guidata da un equipaggio pagano, per recarsi a Tarsis, lontano dal Signore. La sua fuga però è interrotta da una tempesta. I marinai gettano la sorte per cercare il colpevole che risulta essere proprio lui, Giona. Il profeta, riconoscendo la colpa della sua disobbedienza, domanda di essere gettato in mare. Dio, che prima aveva inviato la tempesta, lo fa divorare da un grosso pesce e Giona rimane nel suo ventre tre giorni e tre notti. Poiché Dio lo vuole vivo comanda al pesce di vomitarlo sulla terra asciutta.

L’evangelista Matteo mette a confronto ciò che è accaduto a Giona e la sepoltura e risurrezione di Gesù: «Come, infatti, Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra» (12,40). Come Giona, gettato nel mare per salvare i marinai, fu ingoiato dal grosso pesce che al terzo giorno lo scaraventa vivo a terra così Gesù per salvare l’umanità rimane tre giorni e tre notti nel cuore della terra e al terzo giorno risuscita. La vicenda di Giona, interpretata dal Vangelo in parallelo con quella di Gesù, è la profezia, che anticipa la sepoltura e la risurrezione di Gesù. L’evangelista Matteo che scrive a una comunità cristiana di origine giudaica interpreta il segno di Giona in ottica pasquale, perché la pasqua di Gesù è il cuore del messaggio cristiano.

L’evangelista Luca, che scrive per una comunità cristiana di origine pagana, interpreta il segno di Giona in ottica missionaria. Mentre i contemporanei di Gesù rifiutano la sua persona e il suo messaggio, i niniviti si convertono: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione...» (cfr.12,29-32). Luca mostra la docilità dei niniviti pagani e peccatori al messaggio di Giona e così sottolinea la misericordia di Dio che è gratuita e l’universalità della salvezza. Luca quindi, compara la predicazione di Gesù a quella di Giona ai Niniviti, i quali si convertirono «grandi e piccoli» (Giona 3,5), a differenza dei contemporanei di Cristo, rimasti indifferenti oppure ostili: «Nel giorno del giudizio gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona» (Luca 11,32).

Ancora una analogia, la discesa agli inferi di Gesù e la discesa negli abissi del mare di Giona, attraverso il silenzio del sabato, come detto nella Prima lettera di Pietro: “Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione” (1 Pt 3,18-19). Con questa affermazione l’apostolo sottolinea che la morte di Cristo è salvezza anche per coloro che non l’hanno potuto conoscere, per quelli che sono vissuti prima di lui, una salvezza universale, che non si ferma nemmeno davanti alla barriera della morte.

La storia di Giona ha lasciato il segno anche nell’arte, quando le storie bibliche si scolpivano nelle pietre. Un esempio è la lunetta posta al di sopra del portale della chiesa di San Giorgio martire, a Petrella Tifernina. Giona rappresentato mentre viene ingoiato e poi rigettato da un animale, probabilmente una pistrice. A corredo della scena un serpente ,emblema del demonio, in posizione capovolta, con coda a spirale e testa protesa verso l’alto, che si contrappone all’ agnello crocifero , Agnus Dei, emblema di Cristo risorto, che vince la morte.

Un chiaro annuncio di speranza, di misericordia di Dio verso i peccatori. L’annuncio della Pasqua. La scena, scolpita su pietra, è posta all’esterno, visibile a tutti, come la salvezza universale, posta sopra il portone di ingresso, che introduce, che porta alla salvezza.

Dopo l’annuncio della salvezza, varcata la soglia, ci si inoltra in un cammino, spiegato attraverso l’arte e la Parola.

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