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San Giorgio Martire onlus

UNO SPAZIO PERFETTO

di Mario Ziccardi

La chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina non smette di sorprendere, rivelando continuamente nuovi aspetti e segreti celati nel suo antico splendore (f. 1). Tra i numerosi misteri che custodisce, uno dei più affascinanti concerne la progettazione e la creazione di uno spazio originariamente destinato a uno dei riti più significativi della religione cristiana: il battesimo. Un angolo di culto che testimonia la profondità spirituale e il legame tra fede e simbologia, capace ancora oggi di affascinare l’osservatore che ne coglie il significato, ora nascosto dietro quello che oggi appare come uno spazio vuoto.
Fino ai primi anni ’80, il fonte battesimale (f. 2) si trovava all’ingresso della chiesa, all’inizio della navata sinistra ed è in sostanza il punto d’inizio della vita per ogni cristiano.
Questo luogo può essere interpretato come uno spazio chiuso e definito, delimitato da elementi sia fisici sia simbolici (f. 3). Osservandolo, si notano i seguenti elementi che ne definiscono i confini ideali: a sinistra è delimitato dalle due pareti perimetrali della chiesa; l’angolo superiore sinistro è segnato dal capitello con il leone di San Marco rivolto verso la parete di fondo (f. 4); nell’angolo inferiore destro si trova una colonna ottagonale (f. 5) e, infine, l’angolo superiore destro è caratterizzato dalla presenza del labirinto, (f. 6) simbolo del percorso della vita cristiana sulla terra.

La chiesa di San Giorgio a Petrella Tifernina. (ph. Mario Ziccardi)

La chiesa di San Giorgio a Petrella Tifernina. (ph. Mario Ziccardi)

Fonte battesimale. (ph. Mario Ziccardi)

Particolare della planimetria della chiesa con il fonte battesimale. (grafica M. Ziccardi)

Particolare del capitello con il leone simbolo di San Marco. (ph. Mario Ziccardi)

Particolare della colonna ottagonale all’ingresso della chiesa. (ph. Mario Ziccardi)

Il Labirinto inciso sulla prima colonna a sinistra. (ph. Mario Ziccardi)

La sinistra
Il concetto di destra e sinistra non è un’esclusiva della nostra cultura occidentale o del cristianesimo, ma rappresenta un dualismo molto antico, che affonda le radici fin dagli albori dell’esistenza umana ed è, probabilmente, insito nella natura stessa dell’uomo.
Nelle culture ancestrali, la distinzione tra destra e sinistra derivava da una percezione diffusa ma ritenuta inspiegabile e misteriosa. Non avendo a disposizione studi antropologici o neurologici, l’uomo cercò di dare un senso a questa percezione ricorrendo alla superstizione e soprattutto al sacro, spesso intrecciando queste due sfere. Questa dicotomia, interpretata in chiave sacra, finì per permeare quasi tutti gli aspetti della vita, condizionandone le scelte. Le associazioni fondamentali si cristallizzarono nel seguente binomio:

Destra = positivo, bene;

Sinistra = negativo, male.


Questo simbolismo intimamente legato alla sfera del divino, non poteva che trovare eco nella religione ebraica e, di conseguenza, in quella cristiana, che offrirono interpretazioni analoghe del significato di destra e sinistra. Focalizzandoci sulla prospettiva cristiana, nel Nuovo Testamento si rintraccia questa dicotomia. In particolare, è nel Vangelo di Matteo che si trovano due passi significativi, probabilmente all’interno dello stesso brano, dove la distinzione tra destra e sinistra assume una chiara valenza, soprattutto in senso escatologico.
Nel racconto del Giudizio Finale, infatti, trovarsi alla destra o alla sinistra del Giudice Divino segna la netta divisione tra coloro che sono destinati al Paradiso e coloro che sono destinati alla dannazione:

32 Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre,

33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. (Mt 25, 32-33).

41 Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25, 41).

Il concetto di “destra”, al contrario, è più frequente nei Vangeli, dove assume costantemente una
connotazione positiva, di rilievo e prestigio. Nel Nuovo Testamento, il termine “destra” ricorre più di venti volte. Di seguito sono riportati quattro esempi, uno per ciascun Evangelista:

34 Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, (Mt 25, 34)

19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. (Mc 16, 19)

69“… ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio”. (Lc 22, 69)

6 Allora egli disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. (Gv 21, 6).

Nel racconto della Crocifissione, invece, i Vangeli non forniscono una chiara differenziazione simbolica tra i due lati. I testi evangelici si limitano a riportare che due malfattori furono crocifissi insieme a Gesù, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. Sebbene Luca sia l’unico evangelista a menzionare l’episodio del cosiddetto “buon ladrone”, non ne specifica la posizione.
È stata l’arte, successivamente, a colmare questa lacuna: la tradizione identifica il buon ladrone con San Dismas e lo colloca sistematicamente alla destra di Gesù, confermando così l’atavico simbolismo associato alla destra.
Tracce di questa antica dicotomia tra destra e sinistra permangono sottilmente nella nostra cultura e nel linguaggio quotidiano, come testimonia l’aggettivo “sinistro”, usato per descrivere ciò che è negativo, malvagio o minaccioso.


Il numero otto e il battesimo

Fin dall’antichità, il numero non è stato considerato solo un semplice segno grafico utile ai calcoli
matematici, ma anche un mezzo per esprimere significati magici ed esoterici, tanto che ogni ambito
culturale ne ha sviluppato interpretazioni proprie.
Nel cristianesimo, il significato escatologico di molti numeri viene ripreso ed ereditato dalla cultura
ebraica, che già associava a ciascun numero un determinato significato. Nel percorso qui intrapreso, si farà principalmente riferimento ai numeri presenti nel Nuovo Testamento.
Alcuni numeri evocano immediatamente nella mente concetti o immagini specifiche, diventando così ben più che semplici segni grafici. Tra questi, uno dei più riconoscibili e rappresentativi è il numero 3, simbolo di perfezione in quanto numero della Trinità. Inoltre, in molti punti del Nuovo Testamento si fa riferimento alla Resurrezione di Gesù Cristo avvenuta “il terzo giorno”. Tra i tanti passi pertinenti, viene qui considerato quello la cui scena è raffigurata nella lunetta sul portale della chiesa di San Giorgio Martire:

40 Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. (Mt 12, 40)

Il numero 6 rappresenta ciò che non è stato perfettamente portato alla completezza, rappresenta la
creazione dell’uomo con la sua imperfezione.

Il 7 è un numero particolare e, probabilmente, molto antico; si ripete spesso nelle varie culture riferito all’ambiente sacro. Per fare qualche esempio, Sette erano le meraviglie del mondo antico, sette sono i giorni della settimana, sette sono i bracci della Menorah ebraica. Questo numero indica la pienezza, il divino e la perfezione ed è importante anche in culture lontane dalla nostra: in Cina è considerato un simbolo positivo e propiziatorio; al tempo delle civiltà mesopotamiche il sette rappresentava il Pantheon delle divinità. Il labirinto, nella sua rappresentazione originale, aveva sette corridoi; il significato di questo antico simbolo, sia nella forma quadrata o semicircolare, potrebbe essere quello del mondo nella sua pienezza. Nel Cristianesimo il sette rappresenta i doni dello Spirito Santo, I Sette Dolori della Vergine e nell’Apocalisse sette è il numero del Messia.

L’ 8 è l’altro numero di Cristo, rappresenta la resurrezione (l’ottavo giorno), la rinascita ed è associato al battesimo. Nell’architettura sacra la forma dell’ottagono è usata spesso nelle strutture del battistero.

Anche il 10 e il 12 sono numeri emblematici che identificano la perfezione e la pienezza: il primo è associato al numero dei Comandamenti, il secondo, invece, a quello degli Apostoli.

Tra questi ultimi due si inserisce il numero undici espressione della materia, dell’imperfezione e, come nel caso del numero sei, qualcosa di non compiuto. Il labirinto con undici ambagi è proprio la rappresentazione del mondo terreno imperfetto e nel quale si muove il cristiano.


San Marco
Il Battesimo di Gesù è narrato dai primi tre Evangelisti: Matteo, Marco e Luca. San Marco, in particolare, pone questo evento proprio all’inizio del suo Vangelo, quasi a sottolineare come da qui prenda avvio il ministero pubblico di Gesù e, simbolicamente, il cammino di ogni fedele. Il Battesimo è infatti il sacramento di iniziazione alla vita Cristiana, attraverso il quale diventiamo Figli adottivi di Dio in Cristo. L’ Evangelista Marco descrive l’episodio del Battesimo di Gesù ad opera di Giovanni il Battista nel primo capitolo del suo Vangelo:

9 Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.

10 E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.

11 E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». (Mc 1, 9-11).

In relazione a questo rito fondamentale del mondo cristiano, la figura di San Marco acquista particolare rilievo. Egli, infatti, aprendo il suo Vangelo proprio con il Battesimo, simboleggia l’annuncio della Buona Notizia ed è riconosciuto anche come guida protettrice per il neofita sulla via della fede. La presenza del leone nello spazio battesimale simboleggia inoltre la forza, il coraggio e la protezione necessari al cristiano, chiamato a essere testimone nel suo cammino di fede.


Il Labirinto
Il labirinto, infine, simboleggia il pellegrinaggio del cristiano nel mondo terreno: un cammino che inizia con il Battesimo e si conclude con la morte terrena, preludio alla rinascita alla vita eterna nel Regno del Padre.
Il labirinto fu adottato dalla nuova religione cristiana sin dal tardo antico quando i primi adepti trovarono nella rappresentazione del labirinto una metafora perfetta della vita del fedele che segue, come un filo d’Arianna, l’unica Via: il Cristo.
Il primo labirinto in ambito cristiano fu rinvenuto a Chlef in Algeria; è un mosaico di un’antica domus romana probabilmente convertita in una delle tante “domus ecclesiae” adattate, nel periodo tardo antico, come luogo di culto per i primi cristiani. Il mosaico, probabilmente con un episodio mitologico rappresentate Teseo e il Minotauro al centro della decorazione, fu cristianizzato sostituendo la scena con un gioco di lettere che formano, in diverse direzioni, le parole Sancta Eclesia; il filo di Arianna che si vede all’ingresso del labirinto suggerisce, però, l’uso originario di questo manufatto.
Considerazioni sul labirinto
In chiave più ampia, il labirinto unicursale diventa metafora della crescita interiore di fronte a qualsiasi sfida.
Affrontare e completare un percorso complesso – che si tratti di un progetto di vita o di una difficoltà personale – richiede determinazione e costanza. Sono queste le qualità che permettono di percorrere fino in fondo il proprio labirinto interiore, “risolverlo” e raggiungere una nuova consapevolezza.
Tuttavia, proprio come nel labirinto unicursale il viandante, pur non potendosi perdere, può scegliere di interrompere il cammino, tornare indietro sulla stessa via e uscire, allo stesso modo nella vita è possibile decidere di abbandonare un progetto o una sfida prima di averli portati a termine.
Un esempio contemporaneo che rende comprensibile il mistero labirintico e che illustra la dinamica del labirinto unicursale è, per esempio, il percorso universitario. Nella fase iniziale, come chi entra nel labirinto percepisce subito la vicinanza del centro, così la matricola, spinta dall’entusiasmo per la novità, si sente motivata e intravede con fiducia il traguardo finale della laurea.
Tuttavia, proprio come il tracciato del labirinto poi si allontana dal centro, richiedendo un lungo cammino prima di poterlo raggiungere, anche lo studente incontra ostacoli (un esame difficile, momenti di scoraggiamento). Queste difficoltà possono far sembrare la meta più lontana, ma è proprio la costanza e la determinazione nel seguire il percorso stabilito – metafora dell’unica via del labirinto – che permettono infine di completare gli studi e raggiungere l’obiettivo: la laurea.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Cagiano de Azevedo M., Saggio sul labirinto, Milano, 1958.

Fabbro F., Destra e sinistra nella Bibbia. Uno studio neuropsicologico, Rimini, 1995.

Faggian A., I numeri della Bibbia, Reggio Emilia, 2021.

Gandolfo F., a cura di, Medioevo in Molise, Il cantiere della chiesa di San Giorgio Martire a
Petrella Tifernina, Gangemi Editore, Roma, 2012.

Kerenyi K., Nel Labirinto, Editore Boringhieri, Torino, 1983.

Trombetta A., Arte Medioevale nel Molise, Roma, 1971, pp. 83-98.

Trombetta A., Arte nel Molise attraverso il Medioevo, Campobasso, 1984, pp. 70-93.

Ziccardi M., The Labyrinth Graffitto of Petrella Tifernina, Italy, in, Caerdroia, The journal of
Mazes & Labyrinths, Caerdroia 44: 2015, Thundersley (UK), pag. 57.

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