San Giorgio Martire onlus

S. Antonio abate a Petrella

 

Foto di Donato StellutoMolto diffuso nei comuni molisani il culto di San Antonio Abate ha lasciato anche a Petrella  tracce di antichissimo retaggio nelle forme di culto che eressero a San Lazzaro prima e a San Rocco nel 1600 una cappella situata fuori dalle mura della cittĂ , con annessa cappella dedicata a San Antonio abate, santo di cui si conserva la statua lignea. Gli studi di cui si riporta in seguito un saggio, stabiliscono una stretta relazione tra S. Antonio e la pratica della caritĂ  consistente nella virtĂš teologale del “Visitare gli ammalati” e anche di questa Petrella conserva nella toponomastica, il riferimento alla cura degli ammalati nella localitĂ  che ancora oggi porta il nome di “Ospedaletto“. 

 

L’Ordine Ospitaliero dei Canonici di S. Antonio Abate

Stefano di Giovanni detto il Sassetta: S: Antonio Abate e S. Paolo Eremita, ca. 1440, National Gallery of Art, Washington

Stefano di Giovanni detto il Sassetta: S: Antonio Abate e S. Paolo Eremita, ca. 1440, National Gallery of Art, Washington

di Nicola Barbatelli.

Nella seconda meta’ del terzo secolo nasce in Egitto un poderoso movimento religioso-spirituale: l’ascetismo che a sua volta si ramifica e si sviluppa nelle sue varie forme di eremitismo, cenobismo e anacoretismo.

Gli anacoreti vivevano in grotte o addirittura tombe; i cenobiti conducevano invece una vita solitaria e si adeguavano ad una regola di vita comune; gli eremiti a loro volta passavano il loro tempo in celle separate e periodicamente si riunivano per adempiere ad atti comuni di culto.

Fin dai primi secoli del primo millennio il deserto egiziano si anima di uomini desiderosi di unirsi a Dio allontanandosi dalla confusione del mondo, dal vissuto quotidiano di una vita rumorosa e uniforme. La culla di questo grande movimento religioso fu la Tebaide, sita nel delta del Nilo pregna di antiche civiltĂ  e culture.

Nacque in questo periodo il monachesimo orientale le cui gesta eroiche vengono anche romanzate attraverso vite di monaci illustri descritte talvolta con tinte di fantasia ma pur sempre su base veritiera e con l’intento di offrire un esempio da imitare nella ricerca della perfezione cristiana.

La “Vita Antonii” anche se precedute da opere considerate minori, è scritta da S. Atanasio, vescovo di Alessandria, intorno al 356 e 362, subito dopo la morte del Santo, mentre si trovava esule nella Tebaide per tentare di sfuggire alla terribile persecuzione dei seguaci di Ario, detrattore della divinità di Cristo.

Sant’ Antonio nacque a Comana (keman) nel 251 da genitori cristiani molto facoltosi, trascorrendo l’infanzia tra le mura domestiche e lontano dagli svaghi.Appena diciottenne rimane orfano dei genitori insieme ad una sorella minore ed un ricco patrimonio da curare ed amministrare. Un giorno recatosi in chiesa apprese dalla voce del presbiterio le parole di Cristo: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi”. Antonio a quel punto decise di devolvere tutti i suoi beni ai poveri, donando il denaro agli indigenti, affidando la sorella minore ad una comunità di vergini.Inizio a trascorrere una vita da asceta soggiornando in luoghi solitari lontano dalla sua citta’ (quanto ha fatto Gesu’ ritirandosi quaranta giorni nel deserto prima della sua vita apostolica e quanto ha fatto S. Paolo dalla caduta sulla via Damasco per due anni prima della sua evangelizzazione apostolica), lavorando per procurare il cibo per se e per gli altri, guadagnandosi l’appellativo di Teofilo, cioe amico di Dio.

Si diffonde ovunque la sua fama di Taumaturgo, riuscendo ad affascinare folle di uomini, tanto da indurre molti a seguire il suo esempio nella solitudine del deserto.

Sant’Antonio Abate si spense il 17 Gennaio del 356 a ben 105 anni sepolto dagli stessi discepoli in un luogo occulto della Tebaide, sua terra.

Affreschi del Monastero di Sant'Antonio abate in Egitto

Affreschi del Monastero di Sant’Antonio abate in Egitto

Per circa un secolo il sepolcro restera’ nascosto ed ignorato fino al quarto secolo, allorquando viene scoperto ed i resti mortali vengono trasferiti ad Alessandria d’Egitto per essere posti in un sarcofago della Chiesa di San Giovanni Battista sino al settimo secolo, quando per invasione dei Saraceni vennero trasferiti a Costantinopoli.Per opera di un certo Jacelin de Catheau Neuf le spoglie di Sant’Antonio abate vennero trafugate e trasportate da Costantinopoli in Francia nella regione del Delfinato intorno al primo millennio dell’era cristiana. In questo luogo la spoglie del Santo vennero venerate dai fedeli per alcuni anni sino alla costruzione, nel 1070, di un mausoleo edificato da Giugue di Didier nel villaggio di La Motte sito nella citta’ di Vienne.

Il tempio, consacrato dall’arcivesco Guy di Vienne, nacque dalla necessita’ di accogliere degnamente le spoglie del Santo eremita e ricevere i migliaia di pellegrini e malati. Successivamente Papa Urbano II nel 1088, avvertendo la necessita’ di affidare il tempio ad una giuda religiosa, concesse ai monaci benedettini di Montemaggiore di Arles in Provenza, la gestione delle reliquie del Santo sottraendole pertanto ai fedeli laici.

Mentre le anime e lo spirito dei malati e dei fedeli trovavano nei benedettini una guida solida e costante, il loro corpi per lo piu’ laceri ed affamati, giacevano sotto l’inclemenza delle intemperie lungo le terre circostanti la chiesa. Tale visione sconvolse emotivamente un nobile di Vienne tale Gaston, il quale dopo aver visto miracolosamente guarire suo figlio Grin dal male degli ardenti, decise unitamente ad altri nobili del Delfinato, di istituire un Ordine ed edificare un Ospitale nei pressi della chiesa di San’Antonio di Viennois [….]

Icona raffigurante S. Antonio abate

Icona raffigurante S. Antonio abate

Tornando all’Ordine (o Confraternita) degli Antoniani, sappiamo che venne approvato nel 1095 da Papa Urbano II durante il Concilio di Clermont e successivamente confermato come Ordine Ospitaliero da Papa Onorio III nel 1218 il quale aggiunse la possibilita’ agli stessi membri di poter pronunciare i tre voti della religione.

Inizialmente l’Ordine dovette necessariamente adeguarsi alla Regula dei canonici regulari che obbligava i voti di poverta’,obbedienza e castita’, anche se non si puo’ escludere la possibilita’ che vi siano stati agganci con la Regola dei benedettini di Montemaggiore ai quali dipendevano.

L’Ordine crebbe in maniera esponenziale tra il XII ed il XIII sec. fondando ospitali e commanderie ovunque spingendo i monaci antoniani oltremare sino alla Terrasanta […..]

L’ Ordine dei Canonici Regolari di sant’Antonio di Viennois, durante tutto il trecento conobbe un’espansione inaspettata anche in Italia. Vanno menzionate in territorio italiano le Precettorie di Pavia, Fabriano, Borgo San Donnino, Vicenza e Chieri.Successivamente vennero menzionate Viterbo, Parma, Piacenza, Mantova, Brescia, Voghera, Savona e Valenza.

Nell’Italia meridionale l’insediamento angioino nel Regno napoletano incremento’ l’arrivo dei monaci Antoniani in tutto il territorio del sud i quali si insediarono insieme ad altre comunita’ di monaci provenienti dalla Provenza.

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