San Giorgio Martire onlus

I magi come i pellegrini medievali sulla scia di una “stella di luce”

di Cinzia Tamburrello

Il fiore della vita scolpito in uno dei capitelli a destra (entrando) della chiesa S. Giorgio Martire a Petrella Tifernina, trova un corrispettivo tanto distante quanto interessante lungo la via Matildica del Volto Santo, un cammino alla scoperta dei territori di Matilde di Canossa, lungo 284 chilometri che attraversa in 11 tappe (con 3 varianti) il territorio di 3 regioni italiane (Lombardia, Emilia, Toscana), da Mantova a Lucca passando per Reggio Emilia.

 Ancora una traccia della collocazione della chiesa di S. Giorgio martire lungo le direttrici delle vie che portavano in Terra Santa, naturalmente riferite alla via Francigena, che oggi si sviluppa lungo la direttrice di più regioni, il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romangna, la Ligura, il Piemonte.

Tale ipotesi trova un interessante documentazione nel testo del prof. Francesco BOZZA, “Petrella Tifernina e la Chiesa di San Giorgio: rilettura storica” (http://www.sangiorgiomartireonlus.com, 2018 pp. 32,33)  “la lettura interpretativa di un fascio di documenti databili, e datati, al secondo decennio del XIV secolo ha recentemente fatto emergere che Petrella, con la sua chiesa di San Giorgio, si trovava posizionato proprio ai margini di un percorso viario, che, proveniente da Civitanova e Frosolone (dove un tratto viene indicato “via francisca”), dopo aver attraversato, sotto Limosano, l’antico ponte sul Biferno, risaliva verso Petrella, per proseguire nella direzione di Ripabottoni e giungere, infine e dopo aver toccato Dragonara e Fiorentino (insediamenti nei quali vi sono elementi, come una porta di accesso ad una delle due civitas, che sono ugualmente collegati ad una “via francigena”), sia al santuario del Gargano e sia verso i porti pugliesi. E, del resto, solamente una posizione al margine di un’arteria stradale di rilievo potrebbe giustificare un edificio di culto così importante nella piccola Petrella.  Di rilievo tale che, oltre alle possibilità della frequentazione di pellegrinaggi, viene percorsa, certamente dopo il 10 giugno 1053 (ma, in precedenza, più di un’altra volta)data in cui tenne un placito “loco Sale, iuxta Bifernum fluvium” anche da papa Leone IX, quando, “cum contra Apulie fines pergens” (Chronicon Vulturnense), era diretto a Civitate per lo scontro con i Normanni del successivo 18 di giugno.
L’ Arch. Erika Villamagna:“Homo Viator – Dagli antichi tracciati alle strade di San Giorgio”, nel ricostruire la viabilità della media–valle del Biferno, stabiliva una correlazione tra la collocazione lungo la vie di pellegrinaggio e determinati simboli da lei documentati; “abbiamo infatti la scritta “Christus nobiscum state”, inciso sulla colonna a destra della porta Nord, sulla terza pietra da terra, considerata una preghiera per la protezione della città dai terremoti e dalle calamità naturali.
Scritta incisa sulla colonna a destra della porta Nord, sulla terza pietra da terra Inoltre le pietre crucisegnate che hanno la funzione di evidenziare l’arrivo in un luogo eminente. Posizionate sulle porte della città, segnano ai
pellegrini l’arrivo nel luogo della purificazione.

Incisioni sulla colonna a destra della porta Nord, sulla seconda pietra da terra, nella parte interna. Primo tra tutti il labirinto, inciso sulla prima colonna a sinistra ad una quota di circa un metro e mezzo dal pavimento, ha dimensioni di circa quarantaquattro centimetri di larghezza e trentacinque di altezza. Ha 11 corridoi, ed è la rappresentazione allegorica di una grande città dalle possenti mura. Abbiamo poi, inciso sulla stessa colonna, ad un’altezza maggiore, un graffito raffigurante due pavoni ed un pesce. I primi due animali, che aprendo la coda mostrano i 100 occhi di Dio, sono il simbolo dell’immortalità. Il pesce, invece, “ichthus” in greco, corrisponde alle iniziali di “Iesous Christos Theou Uios Soter”, ossia Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”

(http://www.sangiorgiomartireonlus.com/ambiti/studi-storici-e-culturali/tesi/pp 33,34,35).

Già la comparazione del labirinto con altri come quello della chiesa di S. Pietro a Pontremoli, risultava essere una prova provata della collocazione della Chiesa San Giorgio martire sulle vie di pellegrinaggio, caso mai rappresentando una meta santuariale di notevole importanza: la presenza del labirinto, nelle chiese che costeggiavano la via Francigena, indica la via salutis (via della salute) il percorso iniziatico che conduce dalla soglia del tempio fino all’altare; si entra nel mistero del tempio e appena entrato il pellegrino si sente dentro il ventre di un’arca (non a caso la leggenda di Giona viene paragonata all’episodio dell’arca di Noè) che naviga sulle acque di questo mondo, ma in un altro tempo.

A questo punto un altro simbolo, quello del fiore della vita sembra fornire un altro indizio interessante; una “rosa della vita” scolpita nel vivo della rocca rinvenuta dal CAI di Reggio Emilia nella stretta dell’Amarotto come riportato nell’articolo: “I simboli dei pellegrini medievali scoperti sulle rocce della torre dell’Amarotto” (agenzia redacon 31 agosto 2018https://www.redacon.it/2018/08/31/i-simboli-dei-pellegrini-medievali-scoperti-sulle-rocce-della-torre-dellamorotto). Sul piano simbolico il fiore della vita è l’icona della “via maestra”, interpretata come la “stella di luce ” che indicava ai pellegrini il  percorso per giungere alla “Salvezza”: accanto al fiore della vita vengono portati alla luce altri segni riconducibili  all’epopea dei grandi itinerari di pellegrinaggio medievale, incisioni situate a pochi metri dal tracciato della Via Matildica del Volto Santo, la quale individua diverse località tra le quali Pontremoli, la cittadina già citata .

Tra le incisioni documentate dal  Comitato Scientifico CAI, le piu’ suggestive sono quelle che raffigurano il “sacro monte”  classiche icone figurative dei pellegrinaggi di Fede medievali, ampiamente diffuso come simbolo di vita e di luce . Il complesso incisorio della Torre dell’Amorotto costituisce quindi una delle piu’ importanti scoperte reggiane di testimonianze direttamente riconducibili all’affascinante scenario dei pellegrinaggi medievali che nel nostro appennino aveva quindi una insospettata importanza.  Dal nostro punto vista, il materiale fotografico e testuale tratto dall’articolo “I simboli dei pellegrini medievali scoperti sulle rocce della torre dell’Amarotto” , rappresentano una chiara allusione al simbolo del fiore della vita e alle rappresentazioni del Sacro Monte documentate da Erica Villamagna, interessante parallelismo che contribuisce a sottrarre la chiesa S. Giorgio martire, dal nimbo della dimenticanza per elevarne la grandezza a luogo di riferimento di fede e spiritualità.

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